- La crescita del PIL USA continua a rallentare malgrado i dati robusti sull’occupazione
- Aspettative degli analisti sfasate rispetto ai dati
- Aspettiamoci ulteriori riduzioni delle previsioni sulla crescita economica
Si sente aria di recessione. Il PIL del primo trimestre si è confermato negativo e il modello GDPNow della Fed di Atlanta per il Q2 mostra una crescita destinata ad un’altra lettura debole. Inoltre, appena la scorsa settimana, gli economisti di Bank of America Global Research hanno rilasciato una nota sconvolgente. Prevedono cinque trimestri consecutivi di crescita negativa del PIL.
BofA: contrazione economica fino al Q1 ‘23
Fonte: BofA Global Research
Stima crescita PIL per il Q2: +0,9%:
Fonte: Bloomberg, Bianco Research
La definizione di recessione è due trimestri consecutivi di crescita sotto lo zero. Il National Bureau of Economic Research, tuttavia, la decreta dopo i fatti. Il gruppo guarda soprattutto i trend dell’occupazione per valutare se l’economia sia andata in recessione. In questo caso, considerato il mercato del lavoro robusto (come dimostra il solido report NFP di giugno dell’8 luglio), è possibile che l’economia si contragga mentre il dato mensile sull’occupazione continua a salire.
Ovviamente, nessuno sa come andranno le cose sull’anno e nel 2023. Agenzie di ricerca e di previsioni di ogni tipo sembrano vivere e morire per ogni dato economico che viene pubblicato.
C’è un interessante indicatore che offre indizi su come risultano questi dati rispetto alle aspettative. L’indice Citigroup Economic Surprise Index (CESI) essenzialmente misura la forza dei dati economici rispetto alle stime. Lo zero è la linea di demarcazione tra dati migliori o peggiori del previsto.
CESI: -51,3
Fonte: Yardeni Research
Al momento, l’indicatore è decisamente in rosso. La lettura è scesa al minimo di oltre due anni solo qualche settimana fa, con i titoli che hanno segnato il minimo di giugno. Con qualche notizia incoraggiante, come il solido report sull’occupazione, l’indice sulla sorpresa è rimbalzato di poco. Era schizzato ai massimi storici a metà del 2020, quando l’economia nazionale si era ripresa molto più velocemente di quanto avessero decretato molti pronostici di Wall Street. Non sorprende che l’S&P stesse già schizzando decisamente dal bottom di fine marzo 2020. Dimostra che l’azione di prezzo dei titoli azionari tende a portare a notizie economiche.
C’è un altro tipo di indice di sorpresa economica che mi piace seguire. È prodotto da Goldman Sachs Investment Research e compara come vanno i dati dei vari paesi rispetto alle attese. L’aspetto sorprendente è che gli USA sono secondi solo al Giappone in termini di quanto siano stati brutti i recenti dati. L’area euro, la Cina e qualche altro paese importante hanno visto dati “meno brutti” o persino superiori alle attese.
Fonte: Goldman Sachs Investment Research
Morale della favola
Ritengo che non solo le stime sugli utili delle aziende dovranno scendere, ma dovranno farlo anche le previsioni sui dati economici. Considerati i dati deboli rispetto alle stime, ci sono crescenti rischi di una vera recessione. Mi aspetto altri tagli ribassisti delle stime sulla crescita all’orizzonte, proprio come abbiamo visto da parte di BofA la scorsa settimana.
Nota: Mike Zaccardi non possiede nessuno degli asset menzionati in questo articolo