La correlazione tra mercati obbligazionari e titoli azionari, almeno in quest’ultimo periodo, è venuta meno. Il rendimento del Treasury a 10 anni è sceso al di sotto del 2,60% e stiamo parlando del livello più basso dall'inizio di gennaio. I rendimenti obbligazionari in calo rappresentano un chiaro segnale del sentiment negativo, tuttavia Wall Street ha vissuto un’ultima sessione settimanale a dir poco esplosiva tant’è che l’S&P 500 si è portato sui massimi livelli da ottobre.
Cosa sta guidando questo movimento? La decisione sulla politica monetaria della Federal Reserve è fissata per mercoledì e dopo una serie di dati deludenti anche negli USA in molti si aspettano una conferma della “view” da colomba della FED. Non solo, diversi analisti si aspettano una revisione al ribasso delle prospettive economiche. I mercati stanno già prezzando tale scenario e tutto ciò sis ta traducendo in una correzione del dollaro. Un dollaro che è sotto pressione contro tutte le major (con la sola eccezione dello yen).
Wall Street, come detto, ha chiuso la settimana scorsa al rialzo con l’S&P 500 che ha chiuso con + 0,5% a 2822 punti, mentre i future stanno perdendo terreno complice anche la debolezza dell’Europa in questo momento (eccezion fatta per il nostro FTSEMib). I mercati asiatici sono rimasti positivi (Nikkei +0,6% e Shanghai Composite +2,4%). Nelle materie prime, la scivolata del dollaro sta aiutando l'oro e l'argento a risalire la china, mentre il petrolio prova a rivedere la resistenza dei 6o dollari al barile.
Per quanto riguarda il calendario economico non c’è nulla di particolare da segnalare, quella odierna sarà una giorna soft in attesa di tutta una serie di eventi che oltre alla FED vedranno il meeting della BoE, la solita Brext (con terzo voto dell’accordo ottenuto dalla May), dati sul mercato del lavoro in Gran Bretagna e Australia, PIL Neozelandese, PMI e tanti altri dati.