SITUAZIONE SUI MERCATI DOPO IL DISCORSO DI POWELL: inflazione si, inflazione no; recessione si, recessione no, tetto del debito si, tetto del debito no?!
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha dichiarato venerdì scorso nel suo intervento, che le tensioni nel settore bancario potrebbero significare che i tassi di interesse non dovranno essere così alti per controllare l’inflazione.
Ulteriori punti salienti del suo intervento sono stati che i problemi avuti in questo periodo inerenti le crisi bancarie regionali potrebbero ripercuotersi ancora sull’economia americana ma che le iniziative della Fed hanno mitigato questa crisi e che gli strumenti di stabilità finanziaria adottati hanno dato una mano a stabilizzare la situazione.
Ha aggiunto inoltre che tutto ciò sta portando a condizioni creditizie più restrittive che potrebbero pesare sulla crescita economica, sulle assunzioni e sull’inflazione.
Nulla di quanto i mercati e gli operatori sapessero o avessero già capito quindi i mercati hanno reagito positivamente durante il discorso di Powell anche perché ha riferito inoltre che il tasso ufficiale potrebbe essersi fermato a questo livello attuale e che non è detto che non si ritornerà a tassi di interesse bassi in futuro come già accaduto in tempi non lontani.
Detto ciò, i mercati stanno scontando da qualche tempo la fine del rialzo dei tassi di interesse da parte della fed e non deve impressionare più di tanto che ormai i mercati possano sapere già cosa potrebbero affermare i banchieri centrali soprattutto per quanto riguarda il presidente della fed a meno di proclami diametralmente opposti alla situazione attuale macroeconomica o di politica monetaria.
Di contro penso invece che sia difficile e prematuro affermare che i tassi di interesse inizieranno a diminuire già da questa estate come pensano i mercati finanziari e gli operatori, dal momento che è normale avere un’inflazione che raggiunga un picco ma è anche vero che ciclicamente anche l’inflazione naturalmente ha dei periodi di rallentamento e quindi in un dato periodo di tempo abbia delle oscillazioni al rialzo e al ribasso nelle misurazioni.
Si deve notare anche che a interpretare bene i dati macroeconomici e le condizioni economiche finanziarie dell’anno scorso e di quest’anno si può notare e affermare che. in caso si potesse parlare di recessione tecnica più o meno lieve, questa in America l’hanno avuta lo scorso anno a seguito di un incrocio di vari dati raccolti da vari indicatori in varie fasce temporali come ad esempio: i cambiamenti mensili nell'utilizzo della capacità produttiva, le richieste di disoccupazione, i dati ufficiali della ISM Manufacturing, il livello di fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan e altri parametri.
Inoltre secondo i risultati dell'indagine annuale della Federal Reserve statunitense intitolata "Survey of Household Economics and Decisionmaking", le famiglie hanno riportato un calo del benessere finanziario nel 2022.
Il rapporto mostra che i prezzi più alti hanno influenzato negativamente la maggior parte delle famiglie, un terzo delle famiglie ha citato l'inflazione come la principale sfida finanziaria e il 73% degli intervistati ha affermato di essere andato abbastanza bene finanziariamente nel 2022 contro il 78% nel 2021.
La quota di coloro che affermano di stare peggio è salita al 35%, il più alto da quando la domanda è stata posta per la prima volta nel 2014.
Le risposte alle domande del sondaggio suggeriscono che c'è stata una certa erosione delle riserve finanziarie delle famiglie e ha portato a degli scompensi in varie fasce della popolazione e anche in vari settori dell’economia americana pesando su cittadini e aziende.
Venendo alla situazione attuale cerchiamo di farci un’idea generale dopo quanto visto sui mercati nell’ultimo periodo e in questa prima fase del 2023:
Obbligazionario USA, sia governativo che corporate, dalla seconda metà dello scorso anno erano da acquistare gradualmente e lo sono tuttora visto la profondità del ciclo di rialzo tassi che ha avuto la Fed dando a livello statistico e probabilistico un vantaggio non da poco in termini di rendimento quindi un’occasione ghiotta di acquistarle a prezzi convenienti.
Indici azionari, siamo su resistenze importanti sia in Europa sia in America e tuttora sono in fase di distribuzione con tutte le conseguenze che potrebbero portare nel breve termine ma nel complesso sono meglio posizionati gli indici europei rispetto gli indici americani da una parte per l’aspetto di politica monetaria dall’altro per una visione migliore del quadro di crescita economica nel breve e medio periodo.
Per gli indici americani un avviso lo può dare anche l’indice Move come nel grafico seguente che rappresenta la volatilità nel mercato obbligazionario ed è il corrispondente dell’indice Vix degli azionari
Si nota la fascia di accumulazione nel Move sul grafico daily e le resistenze attuali sugli indici americani e le loro relative fasce di prezzo in tendenza di distribuzione.
Vedremo quindi come reagiranno i prezzi negli azionari visto anche il market mover di questi ultime tre settimane ovvero la questione del tetto del debito americano in scadenza, del quale ancora ad oggi non è stato trovato nessun accordo tra democratici e repubblicani.
WTI
Il prezzo del petrolio è aumentato la settimana scorsa come gli indici azionari in scia di un eventuale ottimismo che si raggiungerà un accordo sul tetto del debito, scongiurando una crisi finanziaria e assicurando la domanda futura.
Il prezzo del petrolio è salito di oltre un punto percentuale venerdì tra misto di ottimismo e l'inizio della stagione trainante negli Stati Uniti suggerisce che la domanda futura rimarrà resiliente.
Giovedì, i dati della Joint Organizations Data Initiative (JODI) hanno mostrato un aumento della domanda globale di petrolio a marzo, sostenendo ulteriormente i prezzi del petrolio.
Il rapporto JODI ha mostrato un aumento della domanda globale di 3 milioni di barili al giorno (bpd) a marzo.
A livello di prezzo, sarebbe necessaria una rottura al di sotto dei minimi da inizio anno di 64,31$ per riaccendere e riconfermare la tendenza al ribasso, con il prossimo obiettivo a circa 62,00$ dove entreranno in gioco i minimi del 2021, seguiti dal supporto a 57,50$.
La pressione ribassista si è però fermata col minimo fatto il 4 maggio e ha rimbalzato da una zona di prezzo strategica che sta ancora supportando il trend rialzista anche perché c’erano dei parametri tecnici che stavano dando un segnale di allentamento della pressione ribassista, infatti c’era una convergenza rialzista tra il prezzo e il Relative Strength Index (RSI) ai minimi di marzo e maggio 2023, con il prezzo che fa un minimo più basso a maggio che non è accompagnato da un minimo più basso nell'RSI.
Ora dopo quel minimo annuale del 4 maggio siamo in una ampia fase di accumulazione che potrebbe continuare, al netto di variabili esogene ed endogene di riferimento, a portare il prezzo a rialzo nel breve fino in area 75,50-76,85$
Un consolidamento giornaliero in chiusura di candela sopra questo livello metterebbe le basi per un allungo ad area 80, $ e successiva area 83,00$
GOLD
L'oro rimane impostato per superare il suo massimo storico entro la fine dell'anno con molteplici driver a medio e lungo termine.
La domanda delle banche centrali dovrebbe rimanere robusta per acquistare circa 700 tonnellate di oro quest'anno, molto più della media dal 2010 di meno di 500 tonnellate.
Questa tendenza all'acquisto da parte delle banche centrali sia destinata a continuare tra i maggiori rischi geopolitici e l'elevata inflazione persistente e prolungata anche se tra alti e bassi in un lasso di tempo medio.
La direzione di un indebolimento del dollaro nel prossimo futuro dovrebbe essere percepita come fondante, anche con la riduzione del carry trade dei rendimenti USA che continuerà a pesare sulla valuta americana. L'oro si è storicamente comportato bene quando il dollaro USA si è indebolito a causa della loro forte correlazione negativa, e nei prossimi 6-12 mesi potremmo assistere ad un'altra ondata di debolezza di dollaro.
I recenti dati provenienti dagli Stati Uniti hanno mostrato che la crescita del paese sta rallentando. È probabile che anche le condizioni di credito più rigide pesino sulla crescita e sui profitti aziendali.
Inoltre c’è, come per i mercati azionari, obbligazionari e valutari l’incognita sul raggiungimento o meno di un accordo sul tetto del debito americano.
A livello di prezzo l’oro si trova in un range preciso abbastanza ampio tra area 1951 e area 1984, in fase di accumulazione con fascia supportiva in area 1969 e forti resistenze nel breve termine in area 1981 e 1993.
La rottura di uno dei perimetri nel range di consolidamento determinerà l'ulteriore destino dell’asset.
Il prezzo ha fatto un falso breakout della resistenza, ma ha chiuso la sessione di venerdì scorso molto vicino a quel livello, il che potrebbe indicare che il mercato è pronto a rafforzarsi se vengono soddisfatte diverse condizioni chiave sia dal lato tecnico che da quello fondamentale.
La MA-50 funge da resistenza e potrebbe essere testato presto mentre la MA-200 funge da forte supporto.
Il comportamento del prezzo nell'intervallo è formato dal movimento dal limite superiore al limite inferiore e viceversa. I fondamentali di questa settimana potrebbero essere relativamente rialzisti, quindi la mia priorità sarà aspettarmi un breakout della resistenza 1981 e una forza dei prezzi in area 1993 e successiva area 2000.
Monitorare le fasce di liquidità maggiori di supply e demand nel breve ovvero 1984 e 1969 mentre nel medio termine aree 2022/2015 e 1984/1981