Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
Le prospettive di una ripresa del dollaro, almeno a breve termine, sono state aspramente contrastate dagli orsi.
Il tracollo della scorsa settimana, da alcuni considerato sproporzionato in termini di tempistiche e quindi destinato a rientrare, evidentemente è supportato da una pressione di vendita costante.
A questo punto ai tori non resta che sperare nella statement della FED di questa sera, sperare quindi in toni da “falco” che possano dare un po’ di tregua alla valuta a stelle e strisce.
Attenzione, quindi, a quel che emergerà dal primo importantissimo appuntamento federale perché se è vero che i mercati scontano prima certi accadimenti, anche eventuali dichiarazioni “dovish” potrebbero interrompere il tracollo valutario.
Le attese sono per un primo rialzo dei tassi nel mese di marzo, ipotesi che secondo i futures sui Fed Funds avrebbe il 75% di probabilità. Non scordiamoci, poi, che si tratta anche dell’ultimo appuntamento del FOMC di Janet Yellen e questo potrebbe indurre la Presidente ad utilizzare toni non consueti.
Poi subentrerà Jerome Powell, che come ben sappiamo è considerato decisamente un presidente di continuità e dopo la recentissima revisione al ribasso del PIL del terzo trimestre la pressione per un’accelerazione della stretta monetaria potrebbe calare.
Secondo molti operatori potrebbe trattarsi di un appuntamento “flat”, ma dollaro e rendimenti obbligazionari potrebbero comunque rispondere con volatilità in aumento.
Durante la notte, al di là dell’attesissimo discorso del Presidente Trump, c’è stato un calo del PMI manifatturiero della Cina, sceso a 51,3 rispetto al 51,5 atteso e al 51,6 precedente.
Tale dato potrebbe avere ripercussioni sull’andamento delle materie prime per tutta la giornata odierna.
Wall Street ha chiuso nuovamente in forte ribasso, per il secondo giorno consecutivo, l’SP 500 perdeva l’1,1% a 2822 punti, ciò ha trascinato al ribasso anche i mercati asiatici ( Nikkei -0,8%) e gli europei mostrano una certa cautela in questo primo scorcio di contrattazione.
Nel forex , l'impeto di un rally del dollaro è svanito, solo l'Aussie sta sotto performando dopo un dato dell'inflazione australiana inferiore alle attese.
Nelle materie prime la debolezza del dollaro sta contribuendo a sostenere l'XAU/USD con un nuovo rialzo di circa $ 4, mentre il Future Petrolio Greggio WTI è sotto pressione dopo che il report dell'API ha mostrato scorte in crescita.
Gli investitori terranno sicuramente d’occhio una serie di dati molto importanti, a partire dall'inflazione di gennaio dell’Eurozona (ore 11) che dovrebbe mostrarci un lieve calo a + 1,3% (da + 1,4%), mentre l'inflazione core dovrebbe risultare leggermente superiore a + 1,0% dal + 0,9% (rivisitazione al ribasso) dello scorso mese. La disoccupazione dell'eurozona dovrebbe attestarsi all'8,7%.
Dagli Stati Uniti la variazione dell’occupazione ADP (ore 14:15) dovrebbe attestarsi sulle 185.000 unità, mentre l'indice del costo del lavoro (ore 14:30) dovrebbe scendere leggermente a + 0,6%.
Infine attenzione alle scorte di petrolio delle 16:30: il greggio dovrebbe registrare un valore di -1.5m (se confermato si tratterebbe dell’undicesima settimana in rosso), i distillati -1.5m e la benzina + 1,5 m. Si chiuderà, ovviamente, con i verbali di politica monetaria delle ore 20.