Il secondo trimestre comincia all’insegna della propensione al rischio. Il motivo? La sorpresa del PMI cinese manifatturiero nettamente migliore del previsto. Il PMI composito è salito a 54,0 (rispetto al 52,4 di febbraio) mentre persino i dati non ufficiali di Caixin per il settore manifatturiero sono saliti con decisione tornando al di sopra della soglia di espansione del settore ovvero 50 (precisamente 50,8). Significa che lo stimolo fiscale che il governo cinese ha intrapreso verso la fine dell'anno sta iniziando a produrre frutti. Dopo tre mesi consecutivi di PMI in declino non si può ancora parlare di inversione di rotta ma è sicuramente un buon segnale.
Dati che hanno determinato un innalzamento dei rendimenti obbligazionari e un apprezzamento delle materie prime, oltre a far salire le valute legate al rischio (come l'australiano e il kiwi). Gli asset rifugio, come il dollaro e in particolare lo yen giapponese, sono sottoperformanti. Ovviamente in tale contest anche i titoli azionari ne traggono beneficio.
Tornando all’Europa, oggi sarà un altro giorno chiave per la Brexit, giorno in cui il Parlamento del Regno Unito avrà ancora una volta la possibilità di chiudere quella che in molti definiscono una pagliacciata. Si voterà per le alternative (unione doganale, secondo referendum) e stavolta filtrano voci di possibili maggioranze verso una soft Brexit.
Wall Street ha chiuso il mese di marzo in rialzo con l’S&P 500 + 0,7% a 2834 punti mentre i future hanno continuato a guadagnare terreno. I mercati asiatici hanno avuto una sessione a dir poco eccellente sulla scia del PMI cinese, con il Nikkei + 1,3% e Shanghai Composite + 2,5%. I mercati azionari europei seguono a ruota, col DAX tornato a 11700 punti. Sul fronte materie prime la propensione al rischio ha fatto perdere qualcosa a oro e argento, mentre il petrolio sta beneficiando del sentiment balzando oltre 60 dollari al barile.
Essendo il primo giorno del mese, ci aspettiamo frenesia sul calendario economico. Abbiamo già avuto I PMI finali della Germania e dell’Eurozona che hanno confermato ulteriori discese, mentre il PMI manifatturiero UK ha stupito in positive balzando a 55,1. Per quanto riguarda l’inflazione Eurozona, il core per marzo è sceso più del previsto a 0,8% rispetto a 0,9% atteso e rispetto all’1% precedente. Infine attenzione alle vendite al dettaglio negli Stati Uniti delle 14:30 (si torna al “vecchio orario) che sul core, escluso il carburante, dovrebbero aumentare di + 0,4% nel mese di febbraio (+ 0,9% a gennaio). Alle ore 16 l’ISM potrebbe scendere leggermente a 54,1 (forma 54,2 a febbraio).