I prezzi del cacao sono scesi di quasi il 9% quest’anno, mentre i future del concentrato di succo d’arancia congelato sono scesi del 4%.
Ma non aspettatevi che la barretta Kitkat o la cioccolata calda di Starbucks (NASDAQ:SBUX) o di Dunkin, o ancora la bottiglia di succo d’arancia Tropicana (NASDAQ:PEP) costino di meno.
Il calo dei prezzi delle materie prime non si traduce quasi mai in un calo dei prezzi per i prodotti finiti, neanche in tempi di normalità. E durante una pandemia? “Ma neanche a pensarci”!
Effettivamente, ci sono buoni motivi per cui le oscillazioni delle materie prime non influenzano le oscillazioni dei prezzi e questo non ha a che fare con la determinazione dei produttori verso la stabilità dei mercati e la preservazione dei clienti.
La logistica è il fattore determinante nella produzione in quanto garantisce l’arrivo delle materie prime ai produttori che a loro volta invieranno i prodotti ai clienti finali. Dunque, finché la logistica continuerà a funzionare, i prezzi dei cibi non hanno motivo di cambiare, nonostante le variazioni delle materie prime.
Non si tratta solo di materie prime, pensiamo anche al cartone e alla plastica
Ora, le catene di distribuzione in tutto il mondo sono interrotte, complicando non solo la consegna di materie prime da trasformare in prodotti, ma anche di materiali necessari per realizzare cartone e plastica per gli imballaggi (pensiamo di nuovo a quella bottiglia di Tropicana).
Negli ultimi anni, spesso è stato un prodotto o una catena distributiva in particolare ad essere stata interessata, e l’attenzione si è concentrata lì in particolar modo assicurando una ripresa più veloce possibile. Oggi diversi settori sono in balia della mancanza di chip o di bottiglie di vetro dopo un anno di produzione irregolare di questi materiali.
E l’aumento di prezzi, anche quando le materie prime sono in calo, è facile se la competizione nell’intero settore ne risente. Probabilmente questo spiega perché McDonald’s (NYSE:MCD) ha raddoppiato il prezzo del panino meno caro, il McChicken, quest’anno.
Il Wall Street Journal ha scritto due settimane fa che “il mondo non vede un aumento tale dei prezzi delle materie prime dall’inizio della crisi finanziaria globale e, prima di essa, dal 1970”.
Ha parlato di prezzi record per legname, rame e minerale di ferro; un massimo di 8 anni per mais, frumento, soia; e un massimo di due anni per il petrolio.
Oggi il Presidente della Fed dovrà spiegare molte cose
Oggi il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell renderà la sua testimonianza al Congresso via satellite; dovrà spiegare i programmi di emergenza della Fed e aspettatevi che si soffermi sulle catene di distribuzione e su come stiano interferendo sul lavoro della banca centrale per la ripresa USA.
Saranno molto attesi i dati di venerdì su redditi e spese procapite in quanto comprendono l’indice PCE core, il metro d’inflazione preferito dalla Fed. L’indice PCE è schizzato al massimo plurimensile del 3,6 percento nei 12 mesi terminati ad aprile. Il più popolare indice dei prezzi al consumo (IPC), è salito del 5,0% nei 12 mesi a maggio, l’aumento più rapido dal 2008.
Quasi ogni Presidente della Fed introduce un nuovo termine nel lessico economico e quello di Powell dovrebbe essere “transitorio”: il termine prescelto per descrivere l’inflazione post-pandemia negli Stati Uniti; è per questo che l’inflazione si attenuerà man mano che le catene di distribuzione interrotte del paese si rimetteranno in sesto.
Per mesi, Powell ha propinato l’idea secondo cui le attuali pressioni sui prezzi negli Stati Uniti siano temporanee, nonostante molti americani siano convinti del fatto che si tratti di pressioni durature e destinate a peggiorare. Giovedì scorso, la Casa Bianca ha dato surrettiziamente una mano alla Fed, attraverso uno studio pubblicato sulla pandemia e la sua interruzione delle catene di approvvigionamento, a sostegno della tesi della banca centrale.
Sebbene la Casa Bianca non abbia tentato di minimizzare la gravità della crisi davanti alla nazione, ha concluso che la situazione potrebbe essere risolta prima della fine dell’anno, tra sei mesi, per essere precisi. Secondo lo studio, in alcune parti del paese, le cose stanno già andando meglio che in tempi pre pandemia, ma la gente potrebbe non esserne consapevole.
L’inflazione è “transitoria” secondo la Casa Bianca, come per la Fed
Riferendosi ai sondaggi condotti da tre Fed regionali su aziende manifatturiere, la Casa Bianca ha dichiarato che gli attuali tempi di consegna sono a dei massimi storici, mentre i tempi di consegna futuri indicati sono nei range tipici.
“Ci sono delle prove che indicano che le attuali interruzioni saranno transitorie”, ha concluso la Casa Bianca, utilizzando una delle parole preferite di Powell”.
La Casa Bianca ha aggiunto:
“Gli attuali indici mostrano le condizioni al momento in cui è stato condotto il sondaggio. Gi indici futuri si riferiscono alle previsioni sulle condizioni fra sei mesi. In una visione d’insieme i dati indicano che i problemi di approvvigionamento e forniture saranno risolti tra circa sei mesi”.
Ma lo studio ha anche sottolineato le difficoltà che i produttori e i consumatori probabilmente si troveranno a dover affrontare:
“Mentre i mercati ritorneranno alla normalità, il processo potrebbe essere lento e l’impatto sui consumatori potrebbe essere gravoso. Il settore pubblico può giocare un ruolo importante riducendo questi costi facilitando gli adeguamenti nel breve termine e trattando le vulnerabilità nella catena di distribuzione USA”.
La Casa Bianca ha citato a titolo di esempio la scarsa disponibilità di caffè di dieci anni fa e l’aumento di prezzo che ne è conseguito.
“Come molti amanti del caffè ricordano, i prezzi del caffè hanno visto delle impennata dopo le ondate di maltempo che hanno danneggiato i raccolti, l’ultima importante alla fine del 2010. Ogni volta, il tempo è tornato alla normalità, il raccolto è migliorato e i prezzi sono tornati ai livelli precedenti. Degli aumenti analoghi sono stati registrati da prodotti agricoli e altre materie prime – burro d’arachidi a causa della siccità nel 2011 o le uova nel bel mezzo dell’aviaria nel 2015”.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o obbligazioni di cui scrive.