Venerdì 20 maggio l’indice S&P 500 ha ufficialmente varcato il confine del territorio ribassista, definito da un crollo del 20%. È stato solo per un paio d’ore, prima che l’S&P 500 rimbalzasse e chiudesse poco sopra la soglia, ma restiamo ad un passo dal precipizio.
Levare le ancore
Gli ultimi due anni sono stati stranissimi.
Non lo dico per mettere in discussione le scelte politiche, o economiche, o di investimento che ne sono derivate, ma per ricordare che i prezzi che abbiamo visto negli ultimi due anni sono insignificanti. Come afferma il famoso venture capitalist ed investitore tech Bill Gurley: “1) I precedenti massimi “storici” sono del tutto irrilevanti. Non è “economico” perché è crollato del 70%. Dimenticatevi di quei prezzi”.
Restiamo in un contesto fluttuante, in cui alcuni dei cambiamenti degli ultimi anni persisteranno, altri cambiamenti che non prevedevamo emergeranno, alcune cose torneranno esattamente com’erano prima ed altre si invertiranno al livello precedente ma profondamente cambiate. Stiamo investendo su bersagli in movimento. I massimi del marzo 2021 o del gennaio 2022 non sono più utili dei minimi del marzo 2020 per farci colpire il bersaglio.
Tenersi stretti gli asset durevoli
“Il prezzo è quello che paghi, il valore è quello che ottieni”, dice Warren Buffett. Una delle cose che possiamo controllare come investitori è assicurarci di sapere cosa possediamo e che sappiamo che ce la farà in ogni tipo di scenario. Le società in grado di sopravvivere alle recessioni, e persino produrre profitti durante le recessioni, spesso ne escono più forti. Ma, se le vostre società non riescono ad uscirne, la ripresa non sarà di alcun aiuto.
Qualunque sia il vostro scenario di rischio, vale la pena assicurarvi che le vostre società sopravvivranno (e, se siete investitori delle cripto, beh, buona fortuna). È vero che i nomi “più junk” rimbalzeranno di più quando arriveremo dall’altra parte del mercato ribassista. Ma “arrivare dall’altra parte” è un aspetto fondamentale dell’equazione.
Guardiamo al futuro
Il corollario a questo punto è che è importante analizzare le società e capire quale sarà la loro performance. Non basta considerare il rapporto prezzo-utili sui 12 mesi precedenti ad esempio di Target (NYSE:TGT), e dire “meno di 13x, sembra buono!”
Le persone continueranno a spendere da Target man mano che le spese del governo si ridurranno e magari le spese dei consumatori saranno colpite? O Target riuscirà a mantenere i suoi margini operativi, la grossa questione emersa dalla recente call? E Target riuscirà a prepararsi al grosso cambiamento dei pattern di spesa?
Lo stesso tipo di questioni vale per le società di beni di consumo voluttuari, o di edilizia abitativa o materie prime. Quando i giochi cambiano, come vanno queste compagnie?
Prendere quello che offre il mercato
Uno dei maggiori giochetti che il mercato ha operato sugli investitori value negli ultimi 2 o 12 anni, a seconda di come la si guardi, è stato trascinarli negli investimenti growth.
“Su un orizzonte temporale abbastanza lungo, la crescita dei ricavi è tutto ciò che importa”, ci ha detto il mercato.
“I compounder sono buoni, le trappole value no”, diceva il mercato.
“Preferisco comprare una società straordinaria ad un buon prezzo che una società buona ad un prezzo straordinario”, afferma Warren Buffett.
L’idea di Buffett, l’investitore value per eccellenza, mette in luce l’importanza di avere una mente aperta. Negli ultimi anni ho avvertito la pressione di aprire il mio portafoglio a più società tech con business model da ricavi ricorrenti e allettanti dati sulla crescita. Ad esempio, Duolingo (NASDAQ:DUOL): mi piace da utente, penso che abbia una forte storia di crescita e la società afferma con convinzione che la crescita non è alimentata dal Covid. Bene.
Non so però quando Duolingo diventerà redditizia, date le sue promesse di continuare ad investire parecchio su ricerca e sviluppo. C’è un prezzo al quale non me ne preoccuperò? Forse, ma è molto più basso rispetto a quanto sarebbe stato lo scorso anno in un mercato convinto che “la crescita ancora funziona”.
Al contrario, società che dovrebbero avere uno slancio operativo marginale nel 2022, o con solida redditività e valutazioni pulite, sono quelle che intendo aggiungere. Le società legate al settore viaggi dovrebbero vedere un miglioramento dei risultati ed alcune hanno buone valutazioni: in portafoglio ho Booking Holdings (NASDAQ:BKNG) e Grupo Aeroportuario del Centro Norte SAB de CV (NASDAQ:OMAB). I finanziari beneficiano dell’aumento dei tassi di interesse, ed ho aggiunto azioni di Discover Financial Services (NYSE:DFS) in questo ribasso al mio portafoglio.
Basterà ad evitare perdite? Forse no, ma sono tutte buone società che dovrebbero andare bene su base fondamentale nei prossimi 12-24 mesi.
Il mercato rialzista degli anni 2010 è finito
Prima ho detto che dovremmo smettere di fare riferimento ai prezzi dell’era della pandemia. Vale però la pena ricordare il crollo delle dot com. All’epoca, un mucchio di nuove società tech era schizzato a massimi incredibili, con gli investitori che scommettevano sui loro aspetti rivoluzionari, sulla crescita senza limiti e su indicatori moderni. Anche numerosi titoli blue-chip e il mercato in generale erano arrivati a nuovi massimi. Poi, è arrivato il mercato ribassista e il Nasdaq è rimasto indietro per un buon decennio.
Quello dell’era 2010 è stato il mercato da comprare sul calo, il mercato della rivoluzione tech, il mercato dei SaaS, e il mercato della superiorità della qualità sul valore. I prezzi non erano sbagliati, perché gli investitori capivano il valore delle entrate ricorrenti ed il potere dei nuovi business model.
Ma non è utile pensare che quello che ha funzionato allora funzionerà anche in futuro, così come non è stato utile negli anni 2010, quando gli orsi permanenti continuavano ad aspettarsi l’arrivo di un nuovo crash. Tantissimi campi rivoluzionari dell’ultimo decennio sono stati sconvolti, eccessivamente finanziati, e lasciati orfani al rialzo: pensiamo a Just Eat Takeaway, ad esempio.
Potremmo vedere un nuovo rally come nel 2018. Alcuni dei winner degli anni 2020 sembreranno i winner degli anni 2010. E, al contempo, resettare il copione per un nuovo ambiente sarà una buona idea.
Anche questa passerà
I mercati ribassisti non sono divertenti per nessuno se non per gli orsi permanenti (che rinunciano ai rialzi). Ma passano. Gli anni Settanta sono stati un periodo duro, così come gli anni 2000: i mercati seguiti a questi periodi sono stati caratterizzati da enormi corse rialziste.
Quindi, come investitori, dobbiamo proteggerci, aggiornare il modo di pensare e prepararci. Ma, se investiamo sul lungo termine, abbiamo più denaro in portafoglio da investire e manteniamo le posizioni su società con stabili bilanci e buone prospettive, possiamo anche permetterci il lusso di essere pazienti. Il mercato ribassista sarà un test, quindi la pazienza ci servirà.