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Sussidi di Stato ai produttori americani di chip, vola Nvidia

Pubblicato 20.07.2022, 10:07
INTC
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Il Senato Usa ha avviato l’iter per l’approvazione del Chips for America Act, un disegno di legge che stanzia 52 miliardi di dollari per rafforzare la produzione americana di semiconduttori. Intel (NASDAQ:INTC) l’azienda favorita, ma la Borsa premia Nvidia (+5,5%).

Sussidi e sovvenzioni statali per 52 miliardi di dollari.

Sussidi e sovvenzioni statali per 52 miliardi di dollari per rafforzare l’industria americana dei chip e ridurre la dipendenza degli Usa dalle fabbriche cinesi e di Taiwan. Il disegno di legge chiamato Chips for America Act ha iniziato martedì 19 luglio il suo iter per essere approvato al Senato Usa e il voto finale potrebbe arrivare la settimana prossima.

La notizia ha spinto al rialzo tutti i produttori di chip, da Intel (+3,9%) a Texas Instruments (+3,1%), ma a sorpresa chi ne ha beneficiato maggiormente sono Nvidia (+5,5%) e Amd (+5,4%), le due aziende leader nella progettazione e nel disegno di chip, ma prive di fabbriche (fabless). Nvidia e Amd fanno produrre i loro semiconduttori da varie fonderie, fra le quali la principale è la taiwanese TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing).

Il provvedimento è figlio della crisi dei chip, che dopo la pandemia ha gettato lo scompiglio in quasi tutti i settori produttivi, dall’automotive ai produttori di pc e cellulari, senza dimenticare le console del gaming e l’elettronica da consumo. L’America si è trovata dipendente dalle fonderie della Cina e di Taiwan, una posizione scomoda e strategicamente pericolosa. Dall'inizio degli Anni '90 la produzione di chip negli Stati Uniti è scesa da una quota del 37% a livello globale ad appena il 12%. La carenza di chip dell'anno scorso è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e i politici statunitensi sono diventati ansiosi di trasformare il settore favorendo il ritorno della produzione sul territorio nazionale.

La forte azione di lobbying di Intel.

Il parere unanime degli analisti è che il principale beneficiario del disegno di legge sia Intel, il primo produttore americano di chip. L’azienda ha fatto una forte azione di lobbying per ottenete il provvedimento. Addirittura il mese scorso il Ceo Patrick Gelsinger ha deciso di rinviare la cerimonia per l’avvio dei lavori per la realizzazione di una nuova fabbrica di chip nell’Ohio. La nuova fabbrica, un investimento da 20 miliardi di dollari, inizierà ad essere costruita soltanto dopo l’approvazione definitiva del Chips for America Act.

Ma allora come mai Nvidia è il titolo che ha corso di più martedì? Le risposte possibili sono due: da un lato un analista ricorda che non molto tempo fa il Ceo Jensen Huang ha detto di avere contatti con Intel per acquistare alcune attività produttive dell’azienda rivale. Dall’altro, c’è la possibilità che il disegno di legge venga modificato all’ultimo momento introducendo sgravi fiscali a favore delle aziende che disegnano e progettano chip.

Nvidia è scesa in Borsa del 43% dall’inizio dell’anno.

Resta comunque il fatto che Nvidia è uno dei titoli più colpiti dal ribasso di questi mesi (-43% dall’inizio dell’anno). In questi casi, quando c’è una situazione di ipervenduto, basta un minimo appiglio per fare scattare una reazione positiva.

Nvidia non sembra coinvolta nei recenti allarmi su un possibile calo della domanda dei processori grafici (GPU), i semiconduttori ad alta capacità di calcolo di cui è leader mondiale. Il primo trimestre dell’esercizio 2022-’23, chiuso lo scorso 1° maggio, ha evidenziato una crescita record dei ricavi a 8,29 miliardi di dollari, in aumento del 46% sullo stesso periodo dell’anno precedente. L’utile per azione è salito del 49%.

Il consensus degli analisti precede per l’intero esercizio ricavi a 33,4 miliardi di dollari (+24%). Il P/E 2023 è sotto le 40 volte (39,4) e la redditività, intesa come margine operativo, è ai livelli più alti nella storia dell’azienda al 47%.
Dei 42 analisti che coprono il titolo, 34 consigliano di comprare le azioni e il target price medio è 238,9 dollari, un obiettivo che implica un rialzo del 48% rispetto al prezzo di chiusura di martedì di 170 dollari.

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