Come avevamo previsto, la BNS ha mantenuto il suo tasso di riferimento fermo al -0,75%, riaffermando la volontà di intervenire sui mercati forex a vantaggio del franco sopravvalutato. Sebbene il presidente della BNS Jordan abbia enfatizzato l’importanza del differenziale fra i tassi d’interesse per i prezzi sul forex, l’assenza di un intervento aggressivo dalla BCE si traduce in ricadute limitate sull’EUR/CHF. Il differenziale fra i tassi è sceso a 25 punti base, quindi gestibile e non storicamente significativo.
In previsione dell’atteso taglio del tasso sui depositi della BCE, nel marzo 2020, la BNS non si farà trovare impreparata. In secondo luogo, la BNS ha sottolineato il deterioramento delle condizioni economiche globali e ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per la Svizzera (“nel complesso fra lo 0,5% e l’1% per il 2019, rispetto all’1,5% circa di giugno”) per i prossimi trimestri, ma sembra comprendere che tassi negativi più bassi non aiuterebbero la crescita. Le previsioni d’inflazione sono state abbassate di nuovo, in parte a causa del CHF forte, allo 0,4%, dallo 0,6% del 2019. Per il sollievo di molte banche, sarà rivisto il calcolo per definire la soglia per le esenzioni dai tassi negativi. La BNS ha affermato che “la soglia per l’esenzione ora sarà aggiornata mensilmente e quindi rifletterà gli sviluppi nel tempo degli attivi della banca”. La divisione più equa dell’onere derivante dai tassi negativi aiuterà le banche ad affrontare il contesto difficile dei tassi d’interesse. Il nuovo calcolo per la soglia di esenzione entrerà in vigore il 1° novembre 2019.
Nel complesso, la BNS ha deciso di “andare sul sicuro”, tenendosi stretta la poca potenza di fuoco ancora a disposizione. Visti gli attivi di bilancio lievitati e i tassi molto negativi, la BNS deve agire tatticamente sul fronte della politica. Chiaramente la BNS non è la più grande, quindi deve essere più astuta. La BNS potrebbe sperare che l’idea del presidente Draghi di spingere al limite l’allentamento monetario porti a un cambiamento nella politica fiscale, che avrebbe un effetto diretto inferiore sui prezzi sul forex (e sui differenziali di rendimento). L’assenza di motivazioni, da parte della BNS, di tagliare i tassi o sfidare in modo deciso la direzione del mercato valutario, oltre alle incertezze legate ai rapporti USA-Cina, Arabia Saudita-Iran e alla debolezza economica, fa presagire un ulteriore aumento dei corti sull’EUR/CHF.