Il libro “Zero Coupon” di Paul Erdman, uscito nel 1993, sembra attuale nel descrivere come le banche centrali abbiano perso potere nel tempo, a causa dell’eccessiva liquidità del sistema, mentre il mercato abbia sempre ragione, anche se la colpa generalmente è attribuita a speculatori quali Soros che hanno l’abilità di indovinare lo scenario che poi si verificherà e sfruttarlo con operazioni sui mercati finanziari. L’attacco speculativo su sterlina e lira del 1992 potrebbe paragonarsi a quello che potrebbe succedere a yen e franco svizzero lato tasso di interesse e bilanci delle banche centrali, con ripercussioni sul cambio. Lo stesso vale per il tetto sul debito americano, in vista dello sgonfiamento degli attivi delle Fed che monetizza il debito pubblico, anche se in misura minore (in termini di pil) delle altre banche centrali.
“Quando quel Geroge Soros ha guadagnato un miliardo e mezzo in un mese, chi l’ha perso?”
“La Bank of England. Perché ha annunciato al mondo di voler difendere la sterlina fino alla morte. Stupidi. Ma è quello che hanno fatto. E alla fine, inevitabilmente, dovrei dire, hanno perso.Ora se pensi che le autorità inglesi siano ostinate quando si tratta del valore della sterlina, aspetta di vedere come le autorità tedesche, soprattutto gli ultraconservatori che dirigono la Budesbank, reagiranno quando il simbolo vero e proprio della supremazia tedesca, il loro amato marco, verrà attaccato. Prometteranno di difenderlo anche oltre la morte, per l’eternità. E anche loro finiranno nella mer**.”
“ Perché è inevitabile?” “Perché, ancora una volta, i tempi sono cambiati. Prima le banche centrali del mondo, come la Bank of England e la Bundesbank tedesca, avevano a disposizione più denaro di chiunque altro, quindi potevano parare pressoché qualsiasi attacco. Non è più così. Ci sono centinaia e centinaia di miliardi di capitale in mani private che fluttuano in giro per il mondo, in attesa di una opportunità come quella di cui sto parlando. Quando sentono odore di preda, mettono in moto un muro di denaro che si abbatte su una banca centrale come l’onda di una marea. Di questi tempi non ci si trova mai difronte al classico ‘o la va o la spacca’. Oggi si parla semmai di ‘o la spacca adesso o la spacca più tardi’. In altre parole, di fronte a una simile situazione oggi per una banca centrale è sempre meglio arrendersi e svalutare quasi subito, piuttosto che cercare di opporsi e perdere molti miliardi di dollari in quel gioco a somma zero. Come la Bank of England ha scoperto nel 1992 e come la Budensbank scoprirà presto.”
Cosa è accaduto al marco tedesco dal 1993 in poi? La Bis scrive: “Nello stesso periodo (1998) il cambio marco/dollaro ha seguito un andamento molto meno definito. La moneta USA, che tra gennaio e gli inizi di aprile aveva seguito un corso ascendente culminato a quota DM 1,85, il mese successivo ha perso il terreno guadagnato allorché la diffusione di nuovi dati indicativi di un consolidamento della ripresa in Germania orientava le attese verso un inasprimento monetario da parte della Bundesbank. Sul marco ha altresì influito favorevolmente l’ulteriore convergenza dei tassi ufficiali in Europa, che stava a indicare una maggiore fiducia nell’introduzione ordinata dell’euro. La fine delle incertezze – segnata dall’annuncio ufficiale del 3 maggio con cui si precisavano le monete che sarebbero confluite nell’euro, la procedura di determinazione delle relative parità bilaterali e la composizione del Comitato esecutivo della Banca centrale europea – ha concorso a riportare il marco a quota DM 1,76 sul dollaro. In giugno e agli inizi di luglio la valuta tedesca cedeva parte di questo apprezzamento tornando a DM 1,82. Tale regressione potrebbe avere riflesso i ripetuti attacchi portati al rublo russo a partire da fine maggio e la percezione allora prevalente sui mercati dei capitali che i legami finanziari e commerciali della Germania con la Russia rendevano la prima relativamente più vulnerabile.”
Quindi? Il trade sarebbe andato bene (dollaro salito su marco dal 1995 al 1997) inoltre gli scenari macro descritti relativamente alle banche centrali e ai forti legami finanziari tra Germania e Russia, sembrano molto attuali. Morale della favola: è sempre la forza della liquidità, se maggiore in bid o ask, a guidare i mercati finanziari, indipendentemente dai fondamentali.
Oggi c’è la scadenza del tetto al debito americano con la Fed che registra attivi ancora alti e che dovrebbe sgonfiare (rientro QE) nei prossimi mesi, anche se rispetto alle altre banche centrali (in termini di pil e debito totale) è ancora su valori contenuti. Già a fine 2022 abbiamo visto le difficoltà della Boe con i fondi pensione, la Boj con il controllo della curva, la Snb con l’ingente perdita di bilancio.
Il 2023 sarà l’anno della Fed? Ovviamente America e Cina guidano le sorti della crescita del pil mondiale (quindi delle Borse), saranno paesi determinanti per capire se ci sarà recessione globale oppure no, se sarà soft o hard, se addirittura potrebbe diventare stagflazione in alcune parti del mondo.