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Titoli tech: il punto sui fondamentali

Pubblicato 13.05.2022, 16:44


Il settore tecnologico è stato certamente il più colpito dalla correzione in corso che sta interessando i mercati azionari internazionali. Da inizio dell’anno l’indice Nasdaq 100 segna all’ultima chiusura un -26,6%, decisamente superiore a quanto registrato dall’S&P 500 (-17,1%) o dal globale diversificato MSCI World (-17,6%). Alcuni segnali, in realtà, di qualcosa che stava cambiando per l’indice principe della tecnologia era emerso nel 2021: l’analisi del rapporto di forza relativa tra Nasdaq 100 e S&P 500, infatti, disegnava un non beneaugurante doppio massimo, a cui avrebbe fatto seguito una profonda discesa (ancora in corso). Non solo, la tendenza che guida l’overperformance della tecnologia sul mercato generale è messa ora a dura prova, con la rottura al ribasso della media mobile che, da ormai 15 anni, sosteneva l’andamento della forza relativa.

Forza relativa Nasdaq 100


Sono ben note le motivazioni della fase correttiva in corso, tanto più intensa quanto più ci si addentra nelle nicchie tecnologiche o di frontiera (come digitalizzazione, biotech, blockchain, medtech). I titoli growth sono società infatti che basano la buona parte del loro valore sulle aspettative di crescita futura, potendo vantare business in forse espansione.
Motivo per cui la loro valorizzazione, risente (in una sorta di parallelismo con l’obbligazionario con duration lunga) in maniera significativa della variazione dei tassi di interesse, protagonisti, nel corso del 2022, di una forte movimento di upside. Un movimento determinato dalla volontà della Federal Reserve di normalizzare la politica monetaria ma soprattutto ora di contrastare la fiammata inflazionistica degli ultimi mesi.
Lo ‘sboom’ dei titoli tech ha fatto ovviamente notizia, se non altro perché all’interno dei panieri della tecnologia troviamo i nomi più noti al pubblico degli investitori. Da qui i dubbi di questi ultimi circa il destino dei gigante del tech, che ultimamente hanno mostrato qualche segnale di difficoltà nel mantenere certi trend di crescita di utili/ricavi. Non possiamo ovviamente dire che vi sia un movimento di discesa dei valori, anche perché è comprensibile che il mondo sta via via passando dalla fase “stay-at-home” ad una in cui le riaperture economiche sono sempre più la normalità nella gestione del Covid-19.

La domanda è quindi ovvia: dove siamo, in termini di fondamentali, dopo questa discesa? Vediamo i valori che sono riscontrabili utilizzando i dati di Bloomberg.

In termini di Price Earnings il valore attuale è pari a 25: si tratta di un valore più alto rispetto al valore medio del quinquennio 2014-2019 (specie dei minimi in area 20 che hanno caratterizzato quegli anni) ma enormemente più basso rispetto ai quei 40 fatti segnare nel 2020 e nel 2021. 40 volte gli utili è un valore che si era registrato solo nei primi anni 2000, durante la bolla tech e dopo la sua esplosione.

Price-Earnings Nasdaq 100


Per quanto riguarda invece altri multipli, interessanti sia il rapporto EV/Sales (Enterprise Value/Ricavi) con le valorizzazioni che stanno raggiungendo la trendline che guida questo indicatore dal 2008 in poi. E quasi identico il movimento disegnato dall’indicatore EV/Ebitda (Enterprise Value/Margine Operativo Lordo), con il ritorno in area 15, valori registrati prima dei minimi Covid.

EV-Sales:

EV-Sales Nasdaq 100

EV-Ebitda:

EV-Ebitda Nasdaq 100


A questo è possibile aggiungere le stime degli analisti perché diventa prospetticamente chiave anche osservare le dinamiche future degli utili. E qui le cose si fanno rosee per i titoli tech, perché la view degli analisi appare ancora improntata ad un ottimismo molto forte. Un 2022 di forte progresso atteso in termini di eps aziendali, seguito da un altro biennio caratterizzato da una crescita sostenuta.

Stime crescita Eps Nasdaq 100

Difficile dire se siano stime troppo ottimistiche, tuttavia danno il senso di un sentiment assolutamente divergente tra la comunità degli analisti e di quella degli investitori.
Intanto il dopo 'sbornia' da inondazione monetaria ha fatto un pò di lavoro sporco: resta da capire come evolveranno nei prossimi trimestri le tematiche relative ad un possibile rallentamento degli utili, tra chi ipotizza solo una pausa economica 'tecnica' e chi invece prefigura una fase più incline alla recessione.





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Ultimi commenti

1) I P/E o meglio EV/Ebitda devono tenere conto degli interessi dei titoli di stato2) non condivido applicare l’analisi tecnica grafica e le trendline ai rapporti P/E perché sono assolutamente fuorvianti in quanto modelli che riflettono la psicologia finanziaria (quindi non applicabili). Se fosse vero fra 20 anni la trendline darebbe supporti a P/e=100. Bisogna ragionare con le mesie e non con i grafici.10/15 é un buon rapporto.
Buongiorno Fabio, osservazioni corrette sul P/E. L'aumento del free risk porta a utilizzare P/E più bassi rispetto a quelli visti negli ultimi 2-3 anni e questo va a correggere una 'sbornia' monetaria forse irripetibile. In linea di massima, con un decennale al 3% si è tornati su valori più in linea con la normalità. Per le trend, l'intento non era tanto quello di descrivere una tendenza futura ma piuttosto cominciare a monitorare dove il mercato potrebbe 'sentire' dei livelli significativi.
condivido l'osservazione di Fabio. Analisi molto fuorviante e soprattutto inutile data l'incertezza che governa i mercati. Facile individuare un doppio massimo a posteriori. infine mostrare il grafico di forza relativa tra s&p e NASDAQ affermando che da questo si poteva vedere il rallentamento della parte tech è una c****@ pazzesca. Premesso che entrambi gli indici hanno una correlazione altissima, solo che sul NASDAQ i movimenti sono più amplificati, mentre i settori più difensivi sull's&p 500 non hanno un peso rilevante tale dimostrare ciò che è stato affermato (detta in altri termini il consumer Staples ed healtcare contano come il due di coppe quando regna bastoni)
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