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Tutti gli occhi puntati su Draghi

Pubblicato 25.07.2019, 15:48
EUR/USD
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Nonostante la miriade di macro- e microrischi, oggi si è consolidata la propensione al rischio. Il probabile catalizzatore del diffuso clima di propensione al rischio è l’atteso allentamento della politica della BCE. Wall Street si è rafforzata e l’Asia ha seguito la scia, guadagnando in modo generalizzato. L’EUR/USD è tornato sui minimi dell’anno a 1,1130. A nostro avviso, Draghi e compagnia non interverranno, ma segnaleranno un allentamento già a settembre. I mercati, tuttavia, scontano una probabilità del 50% circa di un taglio del tasso da 10 punti base. I dati continuano a indebolirsi, a luglio l’indice IFO sul clima delle aziende tedesche è sceso a 95,7 punti dai 97,5 del dato rivisto riferito a giugno. Il calo, la scorsa settimana, del rendimento reale dei decennali tedeschi sotto la resistenza al -1,38%, palesa i timori del mercato.

La crescita globale sta rallentando. La causa principale è da ricercarsi nell’incertezza geopolitica, e specialmente nelle tensioni commerciali, che pesano sul sentiment delle aziende. La flessione si è materializzata nell’indebolimento della crescita globale delle spese per capitale e nelle instabili catene di fornitura in Asia. Le prospettive aziendali offuscate, reali o immaginarie, fanno sì che i manager rallentino la produzione, con un conseguente calo delle unità prodotte nelle fabbriche. Il PMI manifatturiero globale indica un vero e proprio arresto della produzione a giugno. Il colpo ora si sente a livello globale. Si stima che la guerra commerciale fra USA e Cina abbia fatto scendere dell’1% la crescita annua. Secondo noi, ciò che succederà sul fronte della crescita globale dipenderà interamente dalla direzione delle tensioni commerciali, tenendo anche conto di altre questioni geopolitiche.

Ora le banche centrali si trovano a un bivio. Devono affrontare il rallentamento già in atto oppure intervenire con forza per prevenirne un’eventuale intensificazione? Il 31 luglio la Fed comunicherà al mondo la sua strategia. Il recente linguaggio da colomba della Fed denota la preoccupazione dei membri. Come poi questo si tradurrà in un intervento di politica monetaria è però tutt’altro che certo. Di recente il presidente della Fed Powell ha promesso che la banca centrale “agirà in modo adeguato per sostenere l’espansione”. Il mercato sconta tagli del tasso d’interesse pari a 30 punti base.

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