C’è poco da dire, se non che quella di oggi potrebbe rappresentare una giornata davvero cruciale per i mercati. Un minuto dopo la mezzanotte (sulla costa orientale degli Stati Uniti) gli USA hanno aumentato le tariffe su $ 200 miliardi di importazioni cinesi passando dal 10% al 25%. Una mossa che ovviamente accelera le tensioni nei negoziati commerciali e minaccia di trasformare colloqui sin qui promettenti – così sembrava sino a domenica – in una nuova guerra.
Trump ha promesso più dazi su ulteriori $ 325 miliardi di importazioni cinesi e anche se non c'è stato ancora nulla di ufficiale la risposta della Cina sarà determinante. Una risposta bellicosa infiammerebbe certamente la situazione e minaccerebbe una significativa spirale negativa nelle relazioni tra le due superpotenze. Ma a quanto pare il presidente Trump ha ricevuto una "lettera molto bella" dal presidente Xi, lettera che va a precedere altri colloqui in agenda oggi pomeriggio (ora italiana). Tutto non è ancora perso e una guerra commerciale a tutto campo può essere evitata. Forse la lettera di Xi sta dando ai mercati speranze di conciliazione ed è per questo che il mercato asiatico è stato relativamente positivo. Il petrolio ha guadagnato qualcosa e anche l’azionario sembra voler spingere al rialzo.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri al ribasso, con l’S&P 500 -0.3% a 2870 punti. Come detto l’Asia ha chiuso in territorio positive, il Nikkei tuttavia era debolmente negativo -0.3% ma compensava abbondantemente lo Shanghai Index con un notevole + 2.7%. Nel forex in realtà c’è poca direzionalità, tuttavia registriamo un indebolimento del dollaro dopo che il WSJ ha pubblicato un sondaggio secondo il quale un pool di economisti vedrebbe probabile un taglio dei tassi da parte della FED. Nelle materie prime l'oro continua a consolidarsi, mentre il petrolio lo abbiamo detto sta usufruendo della positività dell’equity.
L'inflazione degli Stati Uniti è sicuramente il dato più atteso di giornata, ma prima abbiamo avuto il PIL britannico e dati riguardanti la produzione industrial e del manifatturiero UK. Dati tutto sommato misti, che non sembrano aver smosso più di tanto la Sterlina. Tornando ai prezzi al consume USA per aprile, ci si aspetta una crescita su entrambi i lati con il complessivo CPI al 2,1% (da +1,9% a marzo) e il core CPI a +2,1% (da +2,0% a marzo). Varrà la pensa tenere d’occhio anche i commenti di Lael Brainard e John Williams della FED (il primo colomba, il secondo falco).