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Reggerà il supporto a 21.000 punti del FTSE MIB? La cavalcata che lo ha visto protagonista, dai minimi in pieno lockdown nel 2020 si è bruscamente interrotta ad inizio 2022. In quest’anno e mezzo, le quotazioni del nostro indice nazionale sono praticamente raddoppiate, passando dai circa 14.000 punti del minimo di metà marzo 2020, agli oltre 28.000 di inizio gennaio.
La concatenazione di fattori che ha spinto al ribasso la totalità degli indici azionari mondiali non ha risparmiato la borsa di Milano. Ribasso acuito a cavallo dei mesi di febbraio e marzo, in seguito allo scoppio del conflitto ucraino con un ribasso di oltre il 20% in poche settimane, e in seguito, nel mese di giugno con una discesa di quasi il 15%.
Tornato a ritestare i 21.000, l’indice sembra aver avuto la forza di rimbalzare, sulla scia anche di quanto accade negli altri mercati, su un supporto che si è dimostrato robusto anche a dicembre 2020 e gennaio 2021, oltre che appunto nello scorso febbraio, salvo ritestarlo nella giornata odierna.
In questo contesto di incertezza, l’acquisto di un certificato, anziché del sottostante permette di ottenere un flusso cedolare predeterminato anche in caso di ribasso dell’indice. Il prodotto analizzato oggi è una nuova emissione di Marex Financial, che ha come sottostanti quattro delle principali blue chip del listino italiano: Unicredit (BIT:CRDI), Intesa (BIT:ISP), Eni (BIT:ENI) e Stellantis (BIT:STLA). Il certificato parte oggi in contrattazione e ha fatto strike alla chiusura della scorsa ottava. I prezzi dei sottostanti sono tutti vicini agli strike. Ciò significa che il margine sulla barriera, che garantisce il flusso cedolare e la garanzia di restituzione del capitale a scadenza, è quello previsto dal prodotto, ovvero il 40% (barriera al 60% dei prezzi di strike).
Acquistabile oggi a 978€, quindi leggermente sotto la pari, offre un rendimento cedolare molto corposo e pari al 1,5975% mensile, per un flusso annuo del 19,17% a condizione che nessuno dei quattro sottostanti scenda sotto barriera.
Per quanto riguarda Unicredit e Intesa, l’analisi è la medesima vista qualche settimana fa in un altro articolo postato qui (https://it.investing.com/analysis/investire-sulle-banche-italiane-con-il-rialzo-dei-tassi-un-certificato-dal-1452-200454914). In sintesi, l’impatto del rialzo dei tassi della BCE dovrebbe impattare in modo positivo e più importante sugli istituti di credito italiano delle sofferenza causate da un eventuale impennata degli spread periferici in quanto l’esposizione delle stesse ai bond nazionali è di molto inferiore a qualche anno fa. Dal punto di vista grafico, le barriere sono in entrambi i casi al di sotto dei minimi di marzo 2020 (posta a 1,0606 per Intesa e 5,448 per Unicredit) mentre gli strike scontano già l’abbondante storno degli ultimi mesi.
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