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Unicredit: l’aumento di capitale non perdona?

Pubblicato 18.11.2016, 10:31
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Scenario grafico in via di peggioramento per Unicredit (MI:CRDI) (al momento 1.924 euro) che si è portata a ridosso del secondo sostegno a quota 1.89 euro.

Il ribasso degli ultimi 12 mesi ha travolto molteplici supporti e se ora i prezzi dovessero scendere al di sotto di questo livello (in particolar modo in chiusura di seduta) verrebbero confermate le attese negative di medio/lungo termine con obiettivi ipotizzabili a 1.75 e poi in area 1.47 euro (1.70 euro prezzo minimo storico).

Primi timidi segnali di ripresa giungeranno solo oltre quota 2,225 euro (in chiusura di seduta) preludio al test di 2,65 euro. Il titolo dal 2007 ad oggi ha ceduto oltre il 97%.

Al momento Unicredit ha reso noto che nessuna decisione è stata presa su quali azioni il Gruppo intraprenderà nell’ambito delle sue iniziative di ottimizzazione del capitale.

I risultati della revisione strategica verranno comunicati al mercato in data 13 Dicembre 2016. Come parte dell’obiettivo di ottimizzazione del capitale, il Gruppo sta esaminando una serie di alternative e possibili azioni, tra cui un possibile aumento di capitale.

Secondo organi di stampa, invece, Unicredit potrebbe appostare accantonamenti su crediti deteriorati pari a 7-8 miliardi di euro e quindi puntare a un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, includendo la possibile conversione volontaria di alcune obbligazioni.

Il dilemma: ci sarà o non ci sarà un aumento di capitale?

Come tutti sanno l’aumento di capitale (a pagamento e gratuito) è un incremento di capitale di una società attraverso l’emissione di nuove azioni, oppure attraverso un aumento del valore nominale delle azioni esistenti.

Nel corso degli ultimi 2-3 anni abbiamo assistito a diversi adc ma nella maggior parte dei casi (oltre l’80%), conclusasi questa operazione straordinaria, i titoli di queste società non hanno avuto vita facile, anzi hanno proseguito lungo la via della vendite, facendo registrare anche nuovi minimi storici, oppure sono state dimenticate dal Mercato.

Per citarne qualcuno:
Banco Popolare (MI:BAPO) al termine dell’adc ha continuato a perdere terreno facendo registrare nuovi minimi storici; stessa sorte per Banca Mps (MI:BMPS), Banca Carige SpA (MI:CRGI), Pierrel SpA (MI:PRL), Gabetti Property Solutions SpA (MI:GABI), Fiera Milano SpA (MI:FIMI) e Prelios SpA (MI:PCRE).

Non sono da meno (anche se con performance meno “dannose”) Molecular Medicine SpA (MI:MLMD), Bialetti Industrie SpA (MI:BIA).

Chi è riuscito ad evitare nuovi minimi storici dopo un adc è Saipem (MI:SPMI) che però non è ancora riuscito ad uscire da un clima di incertezza e che potrebbe riavvicinarsi a quelle quotazioni.

I Grandi Viaggi SpA (MI:IGV), è l’unico titolo di questa lista, insieme a Caleffi SpA (MI:CLFF), che siano riusciti a risalire la china dopo un adc (ovviamente sono titoli molto volatili).

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