Market Brief
Le azioni giapponesi hanno subito forti vendite a Tokyo, dopo che la bilancia commerciale di luglio ha deluso le attese; il Nikkei ha ceduto l’1,61%, il più ampio indice Topix l’1,42%. In Giappone si è registrato il maggiore deficit della bilancia commerciale da febbraio (-428,5 miliardi di yen), con un rilevamento pari a -268,1 miliardi di yen. Il calo marcato è dovuto al rallentamento delle esportazioni, cresciute del 7,6% a/a rispetto al 9,5% del mese precedente (previsione: 5,2%); le importazioni sono diminuite meno del previsto, in calo del -3,2% a/a a fronte del -8,2% stimato. Lo yen, tuttavia, resiste contro il dollaro e rimane stabile intorno a 124,40. Permane un forte supporto a 123,78 (61,8% di Fibonacci sulla svalutazione di giugno-luglio) mentre, al rialzo, si osserva una resistenza a 125,86 (massimo del 5 giugno). In un’ottica di medio-lungo termine, rimaniamo ribassisti sullo yen contro il dollaro, alla luce della divergenza fra le politiche monetarie di Giappone e Stati Uniti. Prevediamo, quindi, che la coppia USD/JPY si attesterà intorno a 130 entro la fine dell’anno. Altrove, l’azionario cinese sta recuperando le perdite iniziali. Il Composite di Shanghai e quello di Shenzhen guadagnano rispettivamente l’1,23% e il 2,19%. A Hong Kong, l’Hang Seng ha ceduto l’1,03%, mentre il Kospi sudcoreano perde lo 0,86%. Più a sud, le azioni australiane hanno guadagnato l’1,45%, dopo che l’indice Westpac è risultato in linea con le attese, rimanendo piatto. La coppia AUD/USD recupera le perdite delle prime ore di contrattazioni in Asia e si è riportata intorno a 0,7350, mentre gli operatori continuano a ponderare le implicazioni di uno yuan più debole sulle valute legate alle materie prime. In Nuova Zelanda, la borsa guadagna lo 0,71%, mentre il kiwi (NZD) resiste contro l’USD. La coppia NZD/USD è ancora bloccata sotto la resistenza a 0,66 e avrà bisogno di un forte impulso per violare questo livello al rialzo. Ieri l’inflazione ha riservato una grossa sorpresa nel Regno Unito: a luglio, l’IPC di fondo è balzato dell’1,2%, mentre gli analisti si attendevano una cifra vicina allo 0,9%. L’inflazione primaria si è attestata allo 0,1% a/a rispetto allo 0% delle previsioni medie. Il dato fa aumentare significativamente le probabilità di un rialzo del tasso dalla BoE nel primo trimestre del 2016, ma, cosa ancora più importante, subito dopo la banca potrebbe aumentare i tassi a un ritmo più rapido. La coppia GBP/USD è balzata dell’1%, salendo a 1,5717 per poi stabilizzarsi intorno a 1,5660. Il cable ha trasformato in supporto la resistenza precedente, a quota 1,5640 (38,2% di Fibonacci sul rally di giugno). Al rialzo, la strada è spianata fino a 1,5790 (massimo precedente), cui segue 1,5930. Poiché i mercati si aspettano un rialzo del tasso della Fed prima della fine dell’anno, per l’EUR/GBP riteniamo preferibile giocare sul rialzo del tasso della BoE. Ancora una volta, tutto ruota intorno alla divergenza fra le politiche monetarie. Nelle prossime ore saranno diffusi i verbali della riunione del FOMC di luglio, tema caldo della giornata insieme al rapporto sull’inflazione riferito allo stesso mese. L’IPC primario dovrebbe attestarsi allo 0,2% a/a, in rialzo dallo 0,1% del mese precedente; su base mensile, i mercati prevedono un rilevamento pari allo 0,2% rispetto allo 0,3% di giugno. Stando alle previsioni medie, l’inflazione di fondo dovrebbe rimanere stabile all’1,8% a/a o allo 0,2% m/m. Dovremmo aspettarci un’esplosione dell’USD dopo il rapporto sull’inflazione, come è successo per la GBP? A nostro avviso, poiché la Fed ha detto più volte che, oltre al livello d’inflazione, sta monitorando attentamente il mercato del lavoro per decidere la tempistica del primo rialzo del tasso, la reazione sarà contenuta.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd