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USD in territorio di ipercomprato

Pubblicato 21.11.2016, 10:55
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

Sul mercato dei cambi la settimana è iniziata all’insegna della tranquillità, gran parte delle valute si è stabilizzata contro il dollaro USA.

Stamattina il biglietto verde si è mosso per lo più in ribasso, consolidando i guadagni delle ultime due settimane.

Durante la seduta asiatica la corona svedese ha fatto registrare le prestazioni migliori, mentre la coppia USD/SEK ruzzolava sul livello di resistenza chiave a 9,3309.

La coppia di valute non è riuscita a violare il massimo pluriennale risalente al marzo del 2009. L’USD/SEK ha ritracciato a 9,2370, in calo dello 0,70% rispetto alla chiusura di venerdì.

È proseguita la caduta libera dello yen giapponese contro l’USD, la coppia USD/JPY ha raggiunto quota 111,19 a Tokyo.

A ottobre, le esportazioni giapponesi sono rimaste in territorio negativo per il tredicesimo mese consecutivo, contraendosi del 10,3% a/a e deludendo la previsione media, pari al -8,5%. Anche le importazioni sono risultate inferiori alle attese, in calo del 16,5% a/a rispetto al -16,1% delle attese.

Nel complesso, la bilancia commerciale è migliorata, salendo a 474,3 miliardi di yen dai 358,5 mld di settembre.

Il rally dell’USD/JPY sta, però, perdendo slancio, perché gli investitori si chiedono se il brusco aumento del dollaro non sia stato eccessivo.

Al ribasso, si osserva un’area di supporto intorno a 110, e poi a 108,50.

Tuttavia, considerando il rapido deprezzamento dello yen, si tratta di livelli deboli. Il supporto forte più vicino giace a 107,50 (resistenza risalente a luglio di quest’anno, ora supporto).

Al rialzo, il massimo del 25 marzo a 111,91 rimane l’area di resistenza principale.

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Crediamo che il rally del dollaro stia per concludersi e che un ritracciamento sia più che probabile, soprattutto contro lo yen giapponese.

Stamattina i prezzi del Petrolio Greggio hanno trovato richieste migliori sulla scia della debolezza del dollaro.

Il greggio West Texas Intermediate è salito a 46,35 dollari al barile a Tokio; il Brent, omologo del Mar del Nord, ha guadagnato l’1,05%, salendo a 47,40 USD.

Il prospettato accordo fra i membri dell’OPEC sul taglio della produzione ha avuto un effetto limitato, perché il mercato ora dubita che il cartello riuscirà a trovare un accordo alla riunione del 30 novembre.

Ecco perché il greggio non è riuscito a uscire dal canale discendente e ora annaspa intorno a 46 USD (WTI) e 47 USD (Brent).

Oggi gli operatori monitoreranno i depositi a vista totali in Svizzera; l’indice sull’attività della Fed di Chicago e il discorso di Fischer (Fed) negli USA.

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