Le valute dei mercati emergenti sono crollate pesantemente contro il dollaro USA finora nel secondo trimestre e la classe di asset sembra destinata a registrare una discesa violenta in questi tre mesi, secondo il responsabile per le strategie monetarie di ING. "La forza del dollaro ha comportato un secondo trimestre violento per i mercati emergenti finora”, ha affermato infatti Chris Turner, a capo delle strategie monetarie di ING in una nota di questa settimana.
- I tassi USA più alti e il dollaro forte sono cause dei ribassi
- Il peso argentino e il rublo russo registrano i crolli più pesanti
- La lira turca li segue a ruota
Il peso argentino ha registrato il selloff peggiore, con un tonfo dell’11,29% contro il dollaro finora in questo trimestre.
Il rublo russo ha visto un crollo del 10,6% contro la valuta statunitense.
La lira turca è crollata del 7,75% e il peso messicano ha segnato un crollo del 7,17%. Il peso cileno registra un tonfo del 5,88%, lo zloty polacco crolla del 4,85%, il rand sudafricano segna -5,68% ed il real brasiliano va giù del 7,9%.
Sul rublo hanno pesato le nuove sanzioni statunitensi imposte ad aprile e mirate ad alcuni dei maggiori tycoon russi, in conseguenza alla presunta interferenza dei russi nella campagna elettorale presidenziale USA del 2016.
La banca centrale argentina ha alzato i tassi di interesse per la terza volta in otto giorni venerdì scorso, nel tentativo di frenare l’inflazione in vertiginosa crescita e di supportare il peso.
Da allora, il paese è stato costretto a chiedere l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale.
Intanto, anche la lira turca è sotto pressione tra l’inflazione galoppante e lo scetticismo degli investitori per la politica monetaria della banca centrale. “Anche se potremmo dare la colpa di questi movimenti alle situazioni (soprattutto politiche) locali, l’aumento dei tassi USA e il dollaro forte sono state le cause dei ribassi”, spiega Turner.
L’indice del dollaro USA ha raggiunto il massimo dell’anno questa settimana, mentre il rendimento dei bond USA a 10 anni ha superato il livello chiave del 3% per la prima volta in quattro anni alla fine del mese scorso e questo ha messo pressione sui mercati emergenti, spingendo al ribasso le valute e al rialzo il rendimento dei bond.
La forza del dollaro e l’aumento del rendimento dei bond USA sono “un cambio di paradigma”
L’impennata del dollaro probabilmente peserà sugli investimenti esteri sui mercati emergenti quest’anno, ha affermato ieri l’Istituto della Finanza Internazionale, definendo la forza del dollaro e l’aumento del rendimento dei bond USA “un cambio di paradigma” per gli investitori.
“Le prospettive per quest’anno sui flussi di capitale di non-residenti verso i mercati emergenti sono peggiorate … l’aumento del rendimento dei bond USA ed il dollaro più forte hanno causato un “improvviso blocco” dei flussi di portafoglio da metà aprile”, si legge nel report dell’IIF.
La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse sei volte dal 2015 e prevede altri due aumenti per quest’anno, ma alcuni investitori se ne aspettano tre.
Le economie dei mercati emergenti con alti deficit del conto corrente, subendo un pesante onere del debito del dollaro ed un’inflazione galoppante, sono vulnerabili all’aumento dei tassi di interesse globali.
Il Presidente della Fed Jerome Powell, all’inizio della settimana, ha affermato che le economie dei mercati emergenti dovrebbero essere in grado di gestire la situazione man mano che le economie avanzate procedono con l’inasprimento della politica monetaria.
Powell ha dichiarato che molte hanno rafforzato le proprie difese dopo le crisi precedenti ma ha sottolineato che, alcuni investitori ed istituzioni, potrebbero non trovarsi in una buona posizione per un aumento dei tassi di interesse, neanche per uno, che i mercati si aspettano.