Sui mercati dei cambi la volatilità è scesa ulteriormente, man mano che gli investitori digeriscono la vittoria di Donald Trump.
La coppia EUR/USD si è mossa in una fascia molto ristretta, compresa fra 1,0876 e 1,0923 a Tokyo.
Poiché ormai si dà per scontato un rialzo del tasso d’interesse dalla Federal Reserve alla riunione di dicembre, il rischio è inclinato al rialzo per l’EUR/USD, il livello a 1,13 costituisce la resistenza più vicina.
Al ribasso, l’area di supporto fra 1,0822 e 1,0851 (minimo precedente) fungerà da forte supporto.
La violazione di questo livello spianerebbe la strada verso 1,0458 (minimo risalente a marzo 2015). Tuttavia, vista la riluttanza della BCE ad aumentare gli stimoli, non vediamo ragioni per un ulteriore indebolimento dell’EUR nel breve termine.
Invece nel medio-lungo periodo le cose cambieranno, perché nel 2017 vi saranno forti rischi politici.
A dicembre di quest’anno, infatti, ci sarà il referendum costituzionale in Italia, oltre alle elezioni generali in Spagna e nei Paesi Bassi, il prossimo anno saranno invece le elezioni presidenziali in Francia e le elezioni del parlamento federale in Germania ad attirare l’attenzione dei mercati.
Le valute dei mercati emergenti ieri sono state oggetto di forti vendite, perché gli investitori si aspettano relazioni commerciali più difficili fra gli USA e le economie emergenti. Ieri il real brasiliano è crollato, cedendo quasi il 5% contro il biglietto verde, la coppia USD/BRL ha toccato quota 3,40. Il peso colombiano ha perso il 3,75%, calando a 3.117,48, mentre quello cileno è scivolato dell’1,08% a 656,80.
In Asia, il won sudcoreano ha perso l’1,24%, dopo che la BoK ha lasciato invariato all’1,25% il tasso sui pronti contro termine a 7 giorni. Infine, la rupia indonesiana ha ceduto il 2,46%, la coppia USD/IDR si è stabilizzata a 13.467 dopo aver toccato quota 13.872.
Venerdì i rendimenti sulle piazze asiatiche sono stati contrastati, gli indici giapponesi Nikkei e Topix sono saliti marginalmente, rispettivamente dello 0,18% e dello 0,14%.
Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen sono avanzati dello 0,78% e dello 0,53%.
Sulle piazze offshore, l’Hang Seng è scivolato dell’1,44%, mentre il Taiex ha ceduto il 2,12%.
In Europa, i future sugli indici azionari hanno ampliato i guadagni, con il DAX in rialzo dello 0,36% e il Footsie dello 0,12%.
In Svizzera, l’SMI è salito dello 0,82%, mentre l’EUR/CHF ha annaspato intorno a 1,0750 perché la BNS è ancora restia a intervenire per far indebolire il franco svizzero.