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Valute in salita, ma attenti alla decisione di Trump sulla Cina

Pubblicato 17.09.2018, 22:16
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Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Nessun toro in vista nella giornata di lunedì, con il dollaro USA in calo contro le principali controparti. I dati USA deboli potrebbero avere un’influenza sul biglietto verde, ma il motivo principale del calo del dollaro è una migliore propensione al rischio. La notizia secondo cui gli USA imporranno “soltanto” un dazio del 10% anziché del 25% su beni importati dalla Cina per un valore di 200 miliardi di dollari ha fatto sperare alcuni investitori che i dazi più bassi possano scoraggiare la Cina dal reagire. Non vediamo come una nuova tornata di dazi, seppur di minore entità, possa essere positiva per le relazioni tra Stati Uniti e Cina, specialmente dopo che la Cina ha minacciato di rispondere in maniera analoga dopo l’annuncio dei dazi. Ora, con la pazienza che inizia ad arrivare agli sgoccioli, potrebbero decidere di non cedere. Le tensioni commerciali stanno colpendo anche l’economia statunitense e i dazi stanno sollevando molte critiche da parte delle imprese USA. Si iniziano a vedere le crepe della situazione: il settore manifatturiero nell’area di NY ha registrato un forte calo a settembre. Con la spesa dei consumatori e l’inflazione in calo, la Federal Reserve potrebbe decidere di rinunciare all’aumento dei tassi di dicembre dopo quello previsto per questa settimana. Se gli USA applicheranno i nuovi dazi del 10% e la Cina resterà in silenzio, il dollaro continuerà a scendere contro le principali controparti ad eccezione dello yen, che trae vantaggio dalla propensione al rischio. Tuttavia, se gli USA dovessero optare per dazi al 25% o se la Cina dovesse reagire, l’avversione al rischio potrebbe tornare velocemente. Il Presidente Trump ha programmato un annuncio alla chiusura dei mercati di lunedì.

La migliore performance di lunedì è stata registrata dalla sterlina, salita contro il dollaro USA al massimo delle ultime 6 settimane. Il mercato sta operando nella convinzione che un accordo sulla Brexit verrà trovato, in un modo o nell’altro. Il confine con l’Irlanda è il problema principale, ma secondo le ultime notizie l’UE sarebbe più disposta ad accettare l’idea che gli ispettori sulle frontiere provengano dal Regno Unito. Il Primo Ministro May ha dichiarato lunedì che è giunto il momento che l’UE risponda alle proposte invece che ritornare sulle stesse posizioni; questo ci fa pensare che i negoziati non stiano andando così bene quanto i mercati si aspettano. Questa sarà una settimana importante per il Regno Unito, dove sono attesi i dati su inflazione e vendite al dettaglio. A nostro avviso la pressione dei prezzi salirà visto l’aumento dei prezzi presso i punti vendita rilevato dal British Retail Consortium e considerato l’aumento dei costi di acquisto e produzione riportati dagli indici PMI relativi ai settori manifatturiero e dei servizi. Se abbiamo ragione e l’IPC dovesse salire, il cambio GBP/USD potrebbe estendere il rialzo fino a 1,32.

L’euro ed il franco svizzero sono saliti sulla scia del calo del dollaro USA. Il cambio EUR/USD in particolare ha beneficiato delle dichiarazioni positive della Bundesbank. Nonostante il recente indebolimento mostrato dai dati tedeschi, la Bundesbank prevede ancora una ripresa economica importante. Il membro della BCE Vasiliauskas ha aggiunto che non c’è motivo di discutere di un prolungamento dello stimolo. Il franco svizzero è stato molto forte – la valuta ha toccato il massimo di 5 mesi contro il dollaro USA e di quasi un anno contro l’euro. La Banca Nazionale Svizzera si riunirà questa settimana ed il recente rialzo della valuta non sarà visto di buon grado. Se la banca dovesse mostrare apprensione per l’apprezzamento della valuta, potremmo vedere un top per lo “Swissie”.

Le valute legate alle materie prime sono state quelle a beneficiare di più per l’aumento della propensione al rischio, soprattutto il dollaro neozelandese. Il cambio NZD/USD è salito nonostante il recente indebolimento del settore dei servizi. Il dollaro neozelandese questa settimana sarà molto in gioco, tra l’asta dei prodotti caseari di martedì e i dati sul PIL del secondo trimestre. Questa valuta fortemente sovra venduta aspetta con ansia una ripresa, ma questo potrà succedere solo se i dati saranno positivi. Finora, i prezzi dei prodotti caseari stanno faticando molto a salire e la crescita del comparto è stata debole. Il dollaro australiano è stato molto vulnerabile alle tensioni tra USA e Cina. La scorsa settimana l’Amministrazione Trump aveva dichiarato l’intenzione di voler riallacciare i dialoghi con la Cina, ma durante il fine settimana si è diffusa la notizia secondo cui la Cina non intenderebbe partecipare. Secondo il Wall Street Journal, “un altro problema sta complicando ulteriormente i dialoghi con Washington: i funzionari cinesi regolarmente lamentano il fatto di non sapere se i funzionari statunitensi abbiano o meno l’autorità di definire un accordo. Inoltre, temono che qualsiasi offerta presentata da Pechino a Mnuchin possa essere respinta dai falchi capitanati dal Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti Robert Lighthizer e dal consigliere commerciale Peter Navarro e poi essere rifiutata da Trump”. Sebbene l’annuncio di Trump sulla Cina avrà un forte impatto su AUD e NZD nell’overnight, il dollaro australiano potrebbe essere sostenuto dai verbali della RBA in quanto i toni dell’ultima dichiarazione di politica monetaria sono stati positivi. Nonostante il cambio USD/CAD si sia staccato da 1,30 dopo i dati immobiliari canadesi piuttosto deboli, il cambio non è riuscito a muoversi ulteriormente, vista l’attesa di aggiornamenti per le trattative tra USA e Canada. Lunedì non ci sono stati incontri molto rilevanti, ma il Ministro degli Esteri Freeland intende tornare negli USA questa settimana. Non è stata annunciata nessuna data, ma il tempo scorre e deve necessariamente succedere qualcosa entro giovedì affinché venga rispettata la scadenza del 30 settembre.

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