Market Brief
Dopo la riunione di politica monetaria di due giorni, la Fed oggi annuncerà la sua decisione. La contrazione inaspettata degli ordinativi di beni durevoli, emersa dal dato pubblicato ieri negli USA, ha rinvigorito le attese di un comunicato della Fed dai toni che vanno da equilibrati ad accomodanti. Anche se non prevediamo una svolta significativa dalla riunione del FOMC, chiaramente non c’è fretta di abbandonare la politica accomodante, visti gli interventi ultra-espansivi delle altre banche centrali. Stanotte l’USD ha ottenuto ordini d’acquisto migliori contro gran parte delle divise del G10, fatta eccezione per le valute oceaniane. Dopo che l’Autorità Monetaria di Singapore (MAS) ha inaspettatamente ridotto la curvatura della fascia di oscillazione della valuta (mossa interpretata come una forma di allentamento monetario), le pressioni su AUD e NZD si sono invertite.
L’AUD/USD è rimbalzato da 0,7901 a 0,8025 in scia all’intervento a sorpresa della MAS, malgrado l’IPC più debole del previsto (0,2% t/t rispetto allo 0,3% previsto e allo 0,5% precedente; 1,7% a/a contro l’1,8% previsto e il 2,3% precedente). Permane il giudizio negativo per l’AUD, perché la tendenza espansionistica delle banche centrali del G10 e dei mercati emergenti rende vigili le colombe della RBA in vista della riunione del 3 febbraio. L’inflazione di fondo stabile fa sì che le previsioni sul tasso rimangano invariate al 2,5%. Si osserva resistenza a 0,8075/0,8104 (esercizio delle opzioni / media mobile a 21 giorni).
Pur ottenendo ordini d’acquisto migliori in Asia, l’NZD/USD continua a essere offerto prima di 0,7500. Le previsioni di una RBNZ accomodante sono per lo più scontate, ma le pressioni negative sui mercati delle opzioni dovrebbero continuare a pesare sul kiwi e frenare eventuali rally di sollievo. Discrete opzioni put standard stazionano a 0,7400/0,7450/0,7500 fino a 0,7575.
L’EUR/USD si è ripreso da 1,1423 e il complesso EUR è entrato in una zona di correzione rialzista dopo il colpo della scorsa settimana sull’onda del QE della BCE. Discrete barriere per opzioni in scadenza oggi si susseguono da 1,1500. Prima della Fed è l’USD a guidare la direzione. Secondo noi, la Fed potrebbe assumere toni meno accomodanti rispetto a quanto previsto dal mercato, quindi ci prepariamo a una nuova ondata di debolezza dell’EUR/USD dopo la Fed.
Il cable testa la media mobile a 21 giorni (1,5191) man mano che il momentum rialzista acquisisce slancio. È probabile un rimbalzo di breve termine verso 1,5385 (massimo del trend discendente da settembre a gennaio), se, dopo la Fed, si supererà la zona 1,5191/1,5215 (media mobile a 21 giorni / massimo 27 gennaio).
In Turchia, il governatore della banca centrale turca (BCT) Basci ha annunciato un possibile incontro, subordinato alla riunione della Fed e alle elevate volatilità dell’EUR. Alla riunione del 20 gennaio, la BCT ha operato un inaspettato taglio di 50 punti base. A nostro avviso, un nuovo allentamento verrebbe interpretato dal mercato come un’errata definizione del prezzo, vista la reazione di riflesso negativa per la lira dopo l’intervento di Basci di ieri. Al momento i rendimenti dei bond turchi equivalgono a rendimenti reali negativi, quindi siamo sotto la soglia di redditività prima che l’IPC confermi la disinflazione (3 febbraio). Un eventuale intervento a sorpresa potrebbe potenzialmente spingere l’USD/TRY verso i massimi storici pari a 2,40/2,4146.
Oggi si attende la decisione del FOMC, che dovrebbe mantenere invariati i tassi della Fed. Gli operatori monitoreranno anche l’indice sui prezzi all’importazione m/m e a/a di dicembre in Germania; l’indicatore UBS sui consumi di dicembre in Svizzera; la fiducia dei consumatori di gennaio in Francia; l’indice GfK sulla fiducia dei consumatori di febbraio in Germania; il tasso di disoccupazione di novembre e la fiducia dell’industria nel quarto trimestre in Norvegia; le richieste di mutui MBA aggiornata al 23 gennaio negli Stati Uniti.
Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd