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Vendita di asset rischiosi in attesa dei dati

Pubblicato 04.05.2016, 10:41
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Durante la seduta asiatica, la propensione al rischio è stata contenuta, anche se non ci sono stati chiari catalizzatori che indicassero un cambiamento del comportamento medio nel breve termine. Forse le vendite di asset rischiosi sono state innescate dalla notizia che Donald Trump è il presunto candidato repubblicano alle presidenziali, dopo la vittoria finale messa a segno alle primarie dell’Indiana e dall’annuncio della fine della campagna di Ted Cruz.

La prospettiva di Trump presidente degli USA preoccupa davvero tutti, anche i temprati professionisti finanziari. Gli indici azionari asiatici si sono mossi in territorio negativo, con l’Hang Seng a -0,79%, l’indice composito di Shanghai a -0,03% e l’ASX a -1,47%, cedendo i guadagni generati ieri dalla RBA.

Il Petrolio Greggioè stato debole, sotto i 44 USD al barile, perché i dati sulle scorte USA hanno mostrato un incremento. La notizia sulle scorte ha accresciuto le preoccupazioni dovute alla debolezza del PMI e della fiducia nel manifatturiero cinesi, che hanno indotto gli operatori a riesaminare la presunta ripresa asiatica.

L’USD si è apprezzato diffusamente contro le valute legate alle materie prime e dei mercati emergenti, dopo le forti vendite viste di recente, ma il volume della domanda è comunque scarso. L’EUR/USD è calato a 1,1494 dai massimi di ieri a 1,1616. Nell’USD/JPY si osserva un andamento analogo, la coppia ha compiuto un’ulteriore correzione dai minimi a 105,55, portandosi a 107,46.

I commenti di Lockhart (Fed) sono stati ripresi dalle agenzie, ma hanno fornito poche novità. Nel complesso, Lockhart è apparso ambivalente sull’eventualità di alzare i tassi d’interesse a giugno, lasciando intendere che la debolezza della crescita del primo trimestre potrebbe protrarsi. Lockhart ha affermato che i consumatori sono in salute e che l’economia si sta espandendo a un ritmo moderato, ma si è mostrato deluso dalla domanda interna. Infine, ha indicato che la Brexit rimane una fonte crescente di apprensione a livello globale. Continuiamo a prevedere che nel 2016 ci sarà un unico rialzo di 25 base, più probabilmente a dicembre, poiché la ciclicità dei dati USA genererà probabilmente un ribasso ed eventi che generano volatilità rendono difficile gestire la tempistica di un rialzo. Senza il tema della divergenza fra le politiche monetarie che sostiene l’aumento dei rendimenti, nei fondamentali non troviamo motivazioni per acquistare USD.

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Nella notte sono stati diffusi pochi dati; in Nuova Zelanda, ad aprile l’indice sui prezzi delle materie prime si è attestato al -0,8% e il tasso di disoccupazione riferito al primo trimestre è balzato al 5,7% dal 5,3%, a fronte del previsto 5,5%. Sull’onda dei dati deludenti, la coppia NZD/USD è calata bruscamente da 0,6937 a 0,6880.

Oggi in calendario abbiamo la cifra definitiva riferita ad aprile sui PMI compositi e servizi dell’Eurozona, che dovrebbero rimanere piatti, rispettivamente a 53 e 53,2 punti. Questo dato sarà pubblicato dopo la diffusione di una serie di PMI da tutta Europa e delle vendite al dettaglio nell’Eurozona, che daranno agli investitori un buon quadro dello stato dell’economia europea.

Tuttavia, dopo la revisione al rialzo del PMI manifatturiero di aprile, si guarda con ottimismo ai dati odierni. Nel Regno Unito, il PMI costruzioni dovrebbe attestarsi a 54,0 punti, rispetto ai 54,2 del mese precedente. Dopo la delusione generata dal PMI manifatturiero nel Regno Unito, pare che la debolezza della domanda esterna e l’incertezza sulla Brexit abbiano trascinato al ribasso l’attività manifatturiera nel breve termine.

Nel Regno Unito, il rallentamento dei fondamentali e l’incertezza sull’esito del referendum sull’UE toglieranno lo smalto visto di recente sulla GBP, fornendo nel breve termine opportunità di vendere. Ciò nonostante, chi opera sulla GBP si concentrerà sulle risposte del primo ministro David Cameron alle domande della commissione di collegamento della Camera dei Comuni sul referendum di giugno sull’appartenenza all’UE.

Gli USA forniranno molta volatilità generata dai dati, fra cui il rapporto ADP, la bilancia commerciale, l’indice ISM non manifatturiero, i PMI servizi e compositi, gli ordinativi alle fabbriche e gli ordini di beni durevoli. Riteniamo che arriveranno altre conferme sul fatto che l’USD più debole non abbia aiutato gli USA, vista la debole attività a livello internazionale. Rimaniamo ribassisti sull’USD e consideriamo i recuperi opportunità per vendere.

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EUR/USD grafico su tf a 15 minuti

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