Il termine Web 3.0 è stato introdotto nel 2006 dal web designer Jeffrey Zeldman per indicare la nuova generazione di tecnologia Internet. L’obiettivo di questa evoluzione è quello di rendere le applicazioni e i siti web più aperti, connessi e intelligenti. Si parla a tal proposito di “web semantico”, ovvero un luogo digitale in cui i servizi automatici potranno interagire con l’uomo in maniera evoluta, fornendo informazioni più personalizzate e rilevanti a una velocità maggiore, così come accade con la comunicazione umana nel mondo reale.
Ancora non è chiaro quali tecnologie avranno un ruolo centrale nello sviluppo del Web 3.0, ma è comunque possibile ipotizzarne alcune sulla base delle caratteristiche che andranno a contraddistinguere il nuovo internet dai suoi predecessori.
Uno degli argomenti rilevanti del Web 3.0 è quello della privacy. Ad oggi, infatti, gli utenti di internet devono fare affidamento sui fornitori di servizi di rete per trasmettere e ricevere informazioni, le quali finiscono per essere soggette al tracciamento e al controllo di questi intermediari. Negli ultimi anni, la discussione sulla privacy ha assunto una posizione primaria, tanto che in molti Stati sono state previste delle legislazioni per limitare il potere di controllo dei provider verso i dati personali dei singoli utenti, come il GDPR in Unione Europea. Nonostante ciò, l’intero sistema è ancora lontano dal raggiungere una piena tutela dei dati personali.
Per questo motivo, uno degli obiettivi centrali del Web 3.0 è proprio quello di permettere agli utenti di “riappropriarsi” dei propri dati personali tramite l’adozione di una struttura di rete decentralizzata. Infatti, solo eliminando la centralizzazione dei dati sarà possibile raggiungere la piena tutela. Per fare ciò si dovranno adottare tecnologie peer-to-peer (P2P), come la blockchain o altre tecnologie a registro distribuito.
Connesso al tema della centralizzazione vi è poi un altro problema che caratterizza il Web 2.0, e cioè la suscettibilità ad attacchi informatici di vario tipo. I dati sono infatti contenuti all’interno di server o cloud centralizzati che, se violati, comportano una massiccia emorragia di informazioni sensibili. Adottando un sistema decentralizzato, invece, i data breaches risulterebbero fortemente limitati a causa della distribuzione delle informazioni, impedendo agli hacker di entrare in possesso di interi data centers o database. Secondo lo stesso meccanismo, anche gli attacchi DDoS risulterebbero fortemente limitati, poiché non esisterebbe più un’unica infrastruttura hardware a gestire un servizio informatico, ma vii sarebbe un sistema decentralizzato, che permetterebbe un processamento dei dati continuo.
Occorre poi soffermarsi sul concetto di “web semantico”. Questo termine è stato coniato dal famoso Tim (MI:TLIT) Berners-Lee, fondatore del World Wide Web, per indicare una rete intelligente che non si limiti a cercare e a visualizzare tutti i risultati uguali o simili ad una stringa di caratteri fornita dall’utente, ma che vada oltre al fine di capire il significato stesso delle informazioni ricercate. Ciò renderebbe le ricerche più veloci, specifiche e personalizzate, poiché il servizio web non visualizzerebbe più tutti i risultati collegati alla ricerca ma i soli risultati ritenuti più adeguati per il profilo del singolo utente (per approfondire, Web Ontology Language). Per poter fare ciò, il Web 3.0 sarà fortemente improntato sull’utilizzo di intelligenze artificiali (AI) e in particolare sullo sviluppo del deep learning di queste.
Altri aspetti rilevanti legati al Web 3.0 sono quelli della interconnettività, della ubiquità e della interoperabilità delle informazioni. Questi tre aspetti sono fortemente connessi a quanto detto poco sopra: infatti le intelligenze artificiali per migliorare e perfezionare i propri meccanismi avranno la necessità di connettersi con grandi quantità di dati provenienti da diverse fonti. Con il Web 3.0 infatti sarà possibile interconnettere e raccogliere le informazioni provenienti da vari dispositivi, ma non solo, poiché queste informazioni potranno essere a loro volta trasmesse e visualizzate su qualsiasi device connesso alla rete. Ciò porterebbe ad un forte sviluppo del cosiddetto IoT (Internet of Things). Questa interconnessione, inoltre, permetterebbe una interoperabilità delle applicazioni web, le quali potrebbero operare su diversi tipi di hardware e software senza nessun costo di sviluppo aggiuntivo.
Infine, il Web 3.0 comporterebbe una modifica dell’interfaccia grafica oggi utilizzata. Si passerebbe infatti da un mondo digitale in 2D ad un mondo digitale in 3D, dove potrebbero assumere enorme rilevanza tecnologie come la realtà aumentata, la realtà virtuale e il metaverso.
Esaminati quindi i punti salienti del Web 3.0 occorre ora capire quale sarà il ruolo delle criptovalute e, più in particolare, della blockchain nello sviluppo delle tecnologie precedentemente individuate. Sicuramente il Web 3.0 e la blockchain condividono un destino comune, quanto meno sulle intenzioni, poiché in entrambi i casi l’obiettivo finale è quello di realizzare un sistema decentralizzato. Alcuni, infatti, collocano l’inizio del Web 3.0 con la nascita di Bitcoin, poiché questo segnerebbe l’inizio della transizione da un sistema centralizzato ad uno decentralizzato. Nonostante ciò, esistono due opinioni divergente da parte dei principali protagonisti del mondo crypto: alcuni credono che il Web 3.0 sarà realizzabile solo ponendovi al centro i vari progetti alla base delle diverse criptovalute, altri invece credono che, sebbene ci sarà comunque spazio per il mondo crypto, questa sarà solo una partecipazione residuale rispetto ai grandi operatori tradizionali. Andiamo ora a vedere quelle che riteniamo alcune delle crypto più promettenti con riferimento al Web 3.0:
BitTorrent (BTT): si tratta del protocollo di condivisione decentralizzato più diffuso al mondo che utilizza l’architettura peer-to-peer. Le informazioni viaggiano ad alta velocità e in modo gratuito, prevedendo una ricompensa in token per tutti gli utenti che partecipano al funzionamento del sistema.
Helium (HNT): è una blockchain pubblica e open-source sviluppata per incentivare la creazione di una rete wireless fisica e decentralizzata. Questa sfrutta il protocollo di rete LoRaWAN a bassa potenza e ampio raggio che deve il suo funzionamento ai vari utenti che vi partecipano, i quali in cambio della propria potenza di calcolo ricevono i token Helium come ricompensa.
Internet Computer Protocol (ICP): è un protocollo creato dall’ente no-profit DFINITY che ambisce a sostituire il protocollo standard attualmente utilizzato sul web, cioè l’IP. L’obiettivo è quello di superare la centralizzazione del web permettendo agli user di rilasciare i loro software in modo indipendente e sicuro.
Filecoin (FIL), Storj (STORJ) e Sia (SC): sono reti di archiviazione decentralizzate sul modello di Dropbox (NASDAQ:DBX).
Brave (BAT): è un browser open-source multipiattaforma specializzato nella protezione della privacy.
Holo (HOT): è una piattaforma di hosting distribuito che mira a creare un marketplace per le applicazioni peer-to-peer che chiunque su Internet può utilizzare. L'idea è di sostituire i server centralizzati.
The Graph (GRT): è un protocollo tramite cui developers possono connettere applicazioni decentralizzate tramite API e farle interagire fra di loro.
Fetch.ai (FET): è una piattaforma di apprendimento automatico decentralizzata basata su un registro distribuito, che consente la condivisione, la connessione e le transazioni sicure di dati.
Il potenziale delle criptovalute non si esaurisce qui, poiché è possibile individuare decine di progetti che con lo sviluppo del Web 3.0 potrebbero assumere importanza nel sistema. È il caso delle varie crypto connesse al mondo del metaverso (di cui abbiamo già parlato in diversi articoli sul nostro sito), delle piattaforme decentralizzate di condivisione contenuti, come Livepeer, Audius, Verasity e Theta e di molte altre blockchain che stanno investendo nell’IoT, nella privacy e nella intelligenza artificiale.
In conclusione, sebbene da un lato il Web 3.0 vedrà sicuramente la partecipazione delle grandi società tech attualmente attive sul mercato (es. Google (NASDAQ:GOOGL), Meta (NASDAQ:FB), Microsoft (NASDAQ:MSFT)), dall’altro non è da escludere che alcuni dei progetti più promettenti del mondo crypto possano assumere un ruolo centrale nello sviluppo del nuovo internet.