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Dopo l’oro ecco il Super Nichel: +70% nel 2019, ai massimi di 5 anni

Pubblicato 03.09.2019, 15:57
Aggiornato 03.09.2019, 16:50
© Reuters.

Di Mauro Speranza

Investing.com – Mentre prosegue l’aumento del prezzo dell’oro, ancora ai massimi da 6 anni, nel mercato delle materie prime si assiste a un altro rally. Il Nichel, infatti, ieri aveva sfiorato quota 19 mila dollari a tonnellata, vicino ai massimi degli ultimi 5 anni e portando a +70% la sua crescita nel 2019.

Il balzo è stato causato dallo stop alle esportazioni deciso dall’Indonesia, principale fornitore mondiale del metallo, che fermerà la vendita all’estero a partire dal primo gennaio 2020, in anticipo rispetto al 2022 comunicato due anni fa.

Il governo indonesiano punta a sostenere l’attività interna di produzione con le fonderie locali che potranno così lavorare direttamente in patria il materiale.

“Lo annunciamo adesso in modo che le imprese abbiano quattro mesi di tempo per adeguarsi”, ha spiegato Bambang Gatot Ariyono, direttore generale del ministero delle atività minerarie.

Già nel 2014 il mercato aveva assistito ad un balzo fino a 21 mila dollari a tonnellata, poi in parte ammortizzato dall’incremento della produzione nelle Filippine che permise di evitare il deficit di metallo.

“Per il momento l’attenzione degli operatori si focalizza sul lato degli acquisti”, spiegano gli esperti di Wings Partners Sim, “con i venditori che rimangono in attesa forse attendendo un ritorno in zona dei massimi di cinque anni fa”.

Prospettive future

Il futuro del Nichel, però, potrebbe prendere strade diverse. “Le Filippine potrebbero essere una valida alternativa all’Indonesia”, spiega Alessandro Argento, esperto di materie prime e valute per goldencross.io, in quanto “potrebbero avere la grande opportunità di aumentare la produzione nonostante le problematiche ambientali”.

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“L'Indonesia ha attualmente 11 impianti di lavorazione operativi con altri 25 in cantiere, secondo quanto comunicato dal Ministero dell'Energia e delle Risorse minerarie”, spiega ancora Argento, aggiungendo che “il problema ambientale è sempre dietro l’angolo e tenuto conto delle maggiori esportazioni filippine e dei maggiori volumi di NPI (ghisa – nichel) indonesiani, pertanto la catena di approvvigionamento sarà messa a dura prova quando il divieto entrerà in vigore il prossimo anno”.

“La notizia non è nuova”, continua l’esperto, “tutti rincorrono il metallo perchè vi è un deficit molto alto di approvvigionamento. Lo spread di riferimento cash-to-tre-time CMNI0-3 è stato scambiato a $ 90 per tonnellata contango fino all'inizio di luglio. Alla chiusura di venerdì è stato valutato con un arretramento di $ 104 per tonnellata. Il cash ha valori elevati e funge da deterrente per i potenziali venditori allo scoperto. Ormai il rialzo è di tipo tecnico con target a 21.625 dollari”.

Altre ragioni che possono attirare gli acquisti

L’Indonesia, però, non rappresenta l’unica spinta al rialzo del prezzo del Nichel. Alle decisioni del governo asiatico, si aggiunge la prenotazione per il ritiro dai magazzini ufficiali del London Metal Exchange di oltre 20.000 tonnellate di nickel.

La contribuisce all’aumento della percezione di una scarsa disponibilità che ha già portato il differenziale tra cash e tre mesi in backwardation a oltre 100 dollari per tonnellata.

Per il futuro, la domanda di Nichel potrebbe aumentare a causa dell’aumento della produzioine di veicoli elettrici, secondo un report (Outlook for Non-ferrous Metal Exports) della Reserve Bank of Australia.

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Proprio l’Australia resta uno dei principali produttori di altre materie prime che potrebbero vedere un maggiore richiesta per la stessa causa: il litio, il cobalto, il manganese e le terre rare, già sotto pressione a causa della guerra commerciale Cina-Usa.

Anche l’aumento della produzione con metodi alternativi di energia potrebbe aumentare la domanda di tali materiali, aggiunge lo studio dell’istituto centrale australiano, in quanto necessari per la costruzione degli apparecchi utilizzati per queste nuove forme di produrre energia.

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