Secondo la Banca Mondiale, l'intensificarsi del conflitto tra Israele e Hamas potrebbe innescare un'impennata significativa dei prezzi del petrolio, con conseguente inflazione dei prezzi alimentari a livello globale. Il rapporto Commodity Markets Outlook dell'organizzazione delinea tre potenziali scenari di interruzione dell'approvvigionamento petrolifero globale, ciascuno corrispondente a diversi livelli di escalation del conflitto.
In uno scenario di piccola interruzione, i prezzi potrebbero scendere a 81 dollari al barile. Tuttavia, un'interruzione di media entità, simile a quella verificatasi durante la guerra in Iraq, potrebbe ridurre l'offerta di 3-5 milioni di barili al giorno e gonfiare i prezzi del 35%. Una grande interruzione, paragonabile all'embargo petrolifero arabo del 1973, potrebbe vedere l'offerta ridursi di 6-8 milioni di barili al giorno con un'impennata dei prezzi del 56-75%.
I disordini in corso hanno aumentato i timori di un ampliamento del conflitto nel Medio Oriente. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avviato una "seconda fase" della guerra, mentre Hamas sta cercando di ottenere l'assistenza di Hezbollah, sostenuto dall'Iran. Dall'inizio del conflitto, i prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 6%, mentre l'oro ha registrato un aumento di circa l'8%.
Il capo economista della Banca Mondiale ha sottolineato che i continui effetti dell'invasione russa dell'Ucraina stanno ancora sconvolgendo l'economia globale. Un'escalation del conflitto nel Medio Oriente costituirebbe un doppio shock energetico che potrebbe portare a un'impennata dei prezzi dei generi alimentari e aggravare l'insicurezza alimentare globale.
Il Segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen ha confermato che l'amministrazione Biden sta monitorando attentamente le implicazioni economiche dell'operazione militare di Israele contro Hamas. Il direttore esecutivo dell'Agenzia Internazionale dell'Energia ha sottolineato la criticità della situazione, mettendo in dubbio la sicurezza del petrolio e del gas come scelte energetiche in presenza dell'invasione russa e delle violenze in corso a Gaza.
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