LONDRA (Reuters) - Le azioni messe in campo dalla Cina per arrestare le vendite sul mercato azionario sono "allarmanti" ma il paese non è diventato così rischioso da non investirci.
Parola di Marc Mobius di Franklin Templeton, considerato un vero e proprio guru dei mercati emergenti.
"Quello che è allarmante è l'imposizione di regole e regolamenti che impediscono agli investitori di liquidare le proprie posizioni", ha detto Mobius, executive chairman di Templeton Emerging Markets Group.
La Cina è alle prese con il rallentamento della propria economia e con un mercato azionario altamente volatile e ha di recente tagliato i tassi di interesse e ammorbidito i vincoli agli impieghi. Pechino ha anche effettuato una stretta sulle vendite allo scoperto e ha lanciato un'indagine per verificare se ci sia stata manipolazione del mercato.
Il fondo Templeton Asian Growth Fund da 8,5 miliardi di dollari gestito da Mobius era investito in Cina a fine luglio al 23,8%, sotto il 28,3% previsto dal benchmark MSCI AC Asia ex-Japan Index.
La Cina, secondo Mobius, sta pompando liquidità nei propri mercati per sostenerli ma la decisione di mettere pressione sulle società perché acquistino azioni proprie "non è una buona idea".
"Credo che le autorità in Cina stiano imparando e il processo di come gestire il comportamento del mercato andrà avanti", ha detto Mobius. "Vogliono certamente trasformare la Cina in un'economia di mercato e, alla luce di questa volontà, credo che non continueranno a cercare di imporre controlli drastici".