Investing.com - I futures del petrolio hanno cancellato i recenti guadagni nel corso della mattinata statunitense, staccandosi dai massimi precedentemente toccati dopo che i dati hanno mostrato che l’attività manifatturiera nell’area di Chicago si è contratta per il secondo mese consecutivo ad ottobre.
I prezzi del petrolio sono rimasti supportati dal riavvio delle operazioni delle raffinerie lungo la East Coast.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a dicembre sono stati scambiati a 86,10 dollari al barile nella mattinata statunitense, in salita dello 0,5%.
I prezzi sulla borsa di New York sono precedentemente saliti dell’1,1%, al massimo giornaliero di 86,58 dollari al barile. Lunedì i futures sono scesi a 84,70 dollari al barile, il minimo di 5 mesi.
Il NYMEX ha riaperto oggi le operazioni, dopo essere rimasto chiuso per due giorni a causa dell’Uragano Sandy.
Il gruppo di ricerche Kingsbury International ha dichiarato che il suo indice PMI dell’area di Chicago è salito a 49,9 ad ottobre, contro una lettura di 49,7 nel mese precedente. Gli analisti avevano previsto che l’indice migliorasse a 50 ad ottobre.
Una lettura sopra il 50 indica espansione, al di sotto indica contrazione.
Il centro Nazionale Uragani ha dichiarato ieri in serata che Sandy perderà ulteriormente intensità e che ha superato la Pennsylvania.
I timori rientrati sulla super tempesta hanno postato alcune delle raffinerie a riprendere i lavori.
La raffineria Philadelphia Energy Solutions che produce in Pennsylvania 355.000 barili al giorno sta riprendendo le operazioni e la raffineria NuStar Energy di Paulsboro, in New Jersey, che produce 74.000 barili al giorno, sarà totalmente operativa entro oggi.
Sette raffinerie della capacità di produzione giornaliera di 1,29 miliardi di barili, hanno arrestato o diminuito le operazioni per via di Sandy negli ultimi giorni.
I traders del petrolio attendono per domani i dati settimanali ufficiali del governo sulle scorte di petrolio al fine di valutare la forza della domanda principale consumatore mondiale di petrolio.
Il rilascio del report era previsto per oggi, ma è stato stato rimandato per via dei ritardi dovuti alla tempesta.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un aumento di 2,12 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per la benzina le riserve sono scese di 0,17 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Intanto gli investitori continuano a seguire gli sviluppi che nella zona euro circondano la richiesta di salvataggio da parte della Spagna, in seguito alle dichiarazioni del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, il quale ha affermato che il paese ha bisogno dell’aiuto dell’Unione Europea per raggiungere gli obiettivi di bilancio, ma che i progressi verso la creazione di un’unione bancaria potrebbero aprire la via alla richiesta formale.
Il paese iberico si è mostrato riluttante alla richiesta di salvataggio da parte dei partner della zona euro, per via dei timori sulle condizioni del salvataggio.
I traders del petrolio attendono una serie di dati economici e di eventi politici importanti per l’inizio di novembre.
Gli investitori attendono per domani i dati sul comparto manifatturiero cinese, nonché i dati USA sull’occupazione non agricola attesi per venerdì.
Gli sviluppi politici saranno il centro dell'attenzione nella prossima settimana, con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti 6 novembre e l'inizio del congresso del partito comunista cinese l'8 novembre, nel corso del quale avverrà l'avvicendamento del leadership che avviene ogni 10 anni.
Gli Stati Uniti e la Cina sono i due maggiori consumatori mondiali di petrolio, e i dati relativi al comparto manifatturiero e all'occupazione sono utilizzati come indicatore per la futura crescita della domanda.
I prezzi del petrolio sulla borsa di New York restano sotto stati sotto forte pressione, con un calo del 6% a ottobre per via dei timori sulla crescita dell’economia mondiale e sulle ricadute per la domanda futura di greggio che pesano sulla materia prima.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a dicembre sono saliti dello 0,1%, a 108,95 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 22,85 dollari al barile.
I prezzi del petrolio sono rimasti supportati dal riavvio delle operazioni delle raffinerie lungo la East Coast.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a dicembre sono stati scambiati a 86,10 dollari al barile nella mattinata statunitense, in salita dello 0,5%.
I prezzi sulla borsa di New York sono precedentemente saliti dell’1,1%, al massimo giornaliero di 86,58 dollari al barile. Lunedì i futures sono scesi a 84,70 dollari al barile, il minimo di 5 mesi.
Il NYMEX ha riaperto oggi le operazioni, dopo essere rimasto chiuso per due giorni a causa dell’Uragano Sandy.
Il gruppo di ricerche Kingsbury International ha dichiarato che il suo indice PMI dell’area di Chicago è salito a 49,9 ad ottobre, contro una lettura di 49,7 nel mese precedente. Gli analisti avevano previsto che l’indice migliorasse a 50 ad ottobre.
Una lettura sopra il 50 indica espansione, al di sotto indica contrazione.
Il centro Nazionale Uragani ha dichiarato ieri in serata che Sandy perderà ulteriormente intensità e che ha superato la Pennsylvania.
I timori rientrati sulla super tempesta hanno postato alcune delle raffinerie a riprendere i lavori.
La raffineria Philadelphia Energy Solutions che produce in Pennsylvania 355.000 barili al giorno sta riprendendo le operazioni e la raffineria NuStar Energy di Paulsboro, in New Jersey, che produce 74.000 barili al giorno, sarà totalmente operativa entro oggi.
Sette raffinerie della capacità di produzione giornaliera di 1,29 miliardi di barili, hanno arrestato o diminuito le operazioni per via di Sandy negli ultimi giorni.
I traders del petrolio attendono per domani i dati settimanali ufficiali del governo sulle scorte di petrolio al fine di valutare la forza della domanda principale consumatore mondiale di petrolio.
Il rilascio del report era previsto per oggi, ma è stato stato rimandato per via dei ritardi dovuti alla tempesta.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un aumento di 2,12 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per la benzina le riserve sono scese di 0,17 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Intanto gli investitori continuano a seguire gli sviluppi che nella zona euro circondano la richiesta di salvataggio da parte della Spagna, in seguito alle dichiarazioni del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, il quale ha affermato che il paese ha bisogno dell’aiuto dell’Unione Europea per raggiungere gli obiettivi di bilancio, ma che i progressi verso la creazione di un’unione bancaria potrebbero aprire la via alla richiesta formale.
Il paese iberico si è mostrato riluttante alla richiesta di salvataggio da parte dei partner della zona euro, per via dei timori sulle condizioni del salvataggio.
I traders del petrolio attendono una serie di dati economici e di eventi politici importanti per l’inizio di novembre.
Gli investitori attendono per domani i dati sul comparto manifatturiero cinese, nonché i dati USA sull’occupazione non agricola attesi per venerdì.
Gli sviluppi politici saranno il centro dell'attenzione nella prossima settimana, con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti 6 novembre e l'inizio del congresso del partito comunista cinese l'8 novembre, nel corso del quale avverrà l'avvicendamento del leadership che avviene ogni 10 anni.
Gli Stati Uniti e la Cina sono i due maggiori consumatori mondiali di petrolio, e i dati relativi al comparto manifatturiero e all'occupazione sono utilizzati come indicatore per la futura crescita della domanda.
I prezzi del petrolio sulla borsa di New York restano sotto stati sotto forte pressione, con un calo del 6% a ottobre per via dei timori sulla crescita dell’economia mondiale e sulle ricadute per la domanda futura di greggio che pesano sulla materia prima.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a dicembre sono saliti dello 0,1%, a 108,95 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 22,85 dollari al barile.