Investing.com -- La Russia ha temporaneamente vietato le esportazioni di gasolio e benzina nel tentativo di stabilizzare le forniture interne e combattere l'inflazione. Come annunciato da Mosca, il divieto è in vigore dal 21 settembre ma non si sa per quanto tempo resterà valido.
La decisione rischia inevitabilmente di far lievitare i prezzi dei carburanti in Europa, già in crisi vista la carenza di scorte. Lo scorso 5 settembre, infatti, Russia e Arabia Saudita avevano annunciato la prosecuzione dei tagli alla produzione di petrolio. Di conseguenza Riyad, che guida l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) continuerà a tagliare la produzione di 1 milione di barili al giorno per altri tre mesi, da ottobre fino a dicembre, mantenendo la produzione al livello più basso da diversi anni, circa 9 milioni di barili al giorno, per sei mesi in totale. Mosca, invece, andrà avanti nel taglio volontario delle spedizioni di petrolio verso i mercati mondiali di 300.000 barili al giorno fino alla fine di quest'anno.
Per quanto riguarda l'Italia, l'effetto dei tagli alle esportazioni si sta vedendo da tempo, con la benzina costantemente sopra i 2 euro al litro e i prezzi dei carburanti alla pompa che solo il 22 settembre hanno registrato un lieve calo nelle rilevazioni di Staffetta Quotidiana, dopo essere cresciuti senza sosta dalla metà di luglio.
Un trend che tuttavia difficilmente potrà durare, le misure prese dai Paesi esportatori, infatti, hanno portato i prezzi del greggio oltre la soglia dei 90 dollari al barile.
Al momento in cui si scrive, Il Wti Future Petrolio Greggio WTIè in crescita a circa 90,44 dollari al barile, mentre il Brent Future Petrolio Brent sfiora i 94 dollari al barile.
Lo stop alle esportazioni è stato motivato dal Cremlino con la necessità di placare la crescita dell’inflazione nel Paese. "Le restrizioni temporanee contribuiranno a saturare il mercato dei carburanti, riducendo i prezzi per i consumatori", ha commentato il Governo attraverso un comunicato stampa.
In più per Mosca c’è la necessità di sostenere l’invasione in Ucraina e recuperare le opportunità economiche perse con le sanzioni internazionali. Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, infatti, i ricavi russi dalle esportazioni di petrolio a maggio sono scesi a 13,3 miliardi, in calo del 36% rispetto al 2022.
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