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Bitcoin ai titoli di coda in Italia? Tasse alle stelle in confronto ad altri Paesi

Pubblicato 17.10.2024, 15:58
© Reuters
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Investing.com – In maniera del tutto inaspettata l’Italia potrebbe diventare uno dei Paesi con la tassazione più elevata per le criptovalute. È un fulmine a ciel sereno quello che ha da poco colpito i possessori di Bitcoin nel nostro Paese. Come annunciato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, durante la conferenza stampa sulla prossima manovra finanziaria, la tassazione sulle plusvalenze da Bitcoin passerà infatti dal 26% al 42% nel 2025.

“Visto che il fenomeno si sta diffondendo, lo tassiamo di più”, ha spiegato Leo.

E in effetti la misura potrebbe colpire un’ampia platea di contribuenti. In base ai calcoli dell’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano sono oltre 3,6 milioni gli italiani in possesso di criptovalute o token.

Le polemiche non si sono fatte attendere, con diversi esperti del settore che hanno definito la misura iniqua, dato che la tassazione sulle plusvalenze da altri strumenti finanziari (etf di Bitcoin inclusi) rimane al 26%, ma anche dannosa, in quanto rischia di far fuggire capitali all’estero.

Ma come funziona negli altri Paesi? El Salvador e i paradisi crypto

Sono diversi gli Stati che hanno deciso di aprire le porte alle criptovalute, agevolando gli investimenti sugli asset digitali. L’esempio più noto è quello di El Salvador, primo Stato ad accettare il Bitcoin come moneta legale.

Inoltre, nel 2023 El Salvador ha cancellato tutte le tasse sulle innovazioni tecnologiche, crypto comprese. In questo settore, reddito, plusvalenze e proprietà, sono esenti da imposte e tutte le imprese del Paese sono tenute ad accettare i Bitcoin come pagamento per beni e servizi.

Ma sono diversi i Paesi che non prevedono alcuna tassazione sulle criptovalute, come ad esempio gli Emirati Arabi Uniti e in particolare Dubai, che ha un’imposta sul reddito personale pari allo 0%.

E anche in altri paradisi fiscali come le Isole Cayman non è prevista alcuna tassa sulle crypto.

In Stati Uniti e Canada Bitcoin tassati in base al reddito

Negli Stati Uniti si pagano le tasse sulle plusvalenze da criptovalute quando vengono vendute o scambiate. Le plusvalenze sulle transazioni avvenute nel breve termine, inferiore a un anno, sono tassate con le aliquote dell'imposta sul reddito (dal 10% al 37%), mentre se i Bitcoin vengono tenuti oltre un anno, è prevista una tassazione agevolata in base al reddito che va dallo 0% al 20%.

C’è poi il caso di Puerto Rico, che, nonostante sia un territorio degli Stati Uniti, applica condizioni agevolate. In particolare, i residenti che acquistano criptovalute nel territorio non sono soggetti al pagamento di tasse su quel tipo di asset.

Restando in americana del Nord, in Canada solo il 50% delle plusvalenze sulle crypto è considerato reddito imponibile e viene tasso in base all’aliquota sul reddito che va dal 15 al 33%.

E negli altri stati europei?

In Germania le plusvalenze da criptovaluta sono tassate con aliquote che vanno dallo 0% al 45%. Tuttavia, non si pagano tasse se il guadagno è inferiore a 1.000 euro o se il periodo di detenzione supera un anno.

Anche in Portogallo i guadagni ottenuti da cessione di valute digitali detenute per oltre un anno sono esenti da imposizione fiscale, mentre se si cedono gli asset entro un anno dall’acquisto, l’aliquota è del 28%.

In Spagna, quando si vendono Bitcoin in cambio di euro o di altra valuta fiat, bisogna pagare un'imposta sul reddito (Capital Gains Tax) compresa tra il 19% e il 28% su qualsiasi profitto ottenuto.

Niente imposte progressive in base al reddito in Francia, ma un'aliquota fissa del 30% (12,8% di tasse e 17,2% di contributi sociali) sulle plusvalenze occasionali da crypto-asset.

I casi di Andorra, Malta e Monaco

Tra gli Stati con un regime particolarmente favorevole ci sono Andorra, dove l’aliquota applicabile sulle plusvalenze da Bitcoin è solo del 10%, e Malta, dove le persone fisiche non devono in genere pagare l'imposta sul capital gain, ma per chi fa trading giornaliero e opera in modo commerciale, vengono applicate aliquote tra il 15% e il 35%.

Infine, il Principato di Monaco, una delle mete preferite dai vip per stabilire la propria residenza fiscale, risulta essere un paradiso anche per le crypto, visto che il regime agevolato è esteso anche agli asset digitali.

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