Di Benjamin Dean, Director, Digital Assets, WisdomTree
C’è grande attenzione sulla possibilità che la Securities and Exchange Commission (SEC) americana approvi i fondi negoziati in borsa (ETF) su Bitcoin. Non si sa con precisione se e quando tale approvazione arriverà; tuttavia, una decisione del genere rappresenterebbe un'importante pietra miliare per il settore e, più in generale, per gli asset digitali come classe di investimento, vista la loro adozione sempre più ampia.
È stato un lungo viaggio
La prima richiesta di un ETF su Bitcoin spot negli Stati Uniti risale al 2013. Da quel momento non si è avuta nemmeno una singola approvazione ma nel corso degli anni vi è stata l’approvazione di prodotti basati sui futures. Alcune società hanno iscritto nei loro bilanci ingenti quantità di Bitcoin, come MicroStrategy, che attualmente detiene circa 5,9 miliardi di dollari dell'asset digitale. In questo modo il titolo MicroStrategy è diventato un proxy del prezzo del Bitcoin. Da molti anni è possibile investire in diverse società che si occupano di “mining” di Bitcoin, come Riot Blockchain o Marathon Digital (NASDAQ:MARA) Holdings, in modo simile a come gli investitori in oro ottengono un'esposizione all'asset attraverso le società che si occupano di estrazione aurifera. Nel corso degli anni sono esistiti numerosi exchange in varie incarnazioni, molti dei quali "offshore", attraverso i quali è stato possibile acquistare Bitcoin.
Ognuna di queste opzioni presenta degli svantaggi rispetto alla detenzione diretta di Bitcoin. I prodotti basati sui futures sono soggetti a costi di rotazione e possono, periodicamente, essere soggetti a contango (ovvero ad una situazione in cui il prezzo spot è inferiore ai prezzi futuri). La performance delle società con Bitcoin in bilancio è influenzata dalla performance del team di gestione e da altri rischi a cui ogni realtà può essere soggetta. I “minatori” di Bitcoin hanno registrato performance molto diverse nel corso degli anni, dovendo far fronte a una concorrenza spietata e alla necessità di gestire le spese operative durante le flessioni dell'ecosistema degli asset digitali. Anche le borse di criptovalute ci hanno abituato a momenti di crisi, talvolta molto acuti, come ci ha ricordato la saga di FTX.
Perché esporsi al Bitcoin?
Un ETF spot sul Bitcoin fornirebbe agli investitori un nuovo veicolo per ottenere esposizione all'asset negli Stati Uniti. Come ha sottolineato Mirva Anttila, direttore della ricerca sugli asset digitali di WisdomTree, "da dicembre 2019 il Bitcoin ha prodotto un tasso di crescita annuale composto del 54% ed è salito da 7.710 a 43.915 dollari". Essendo relativamente nuovi, gli asset digitali hanno dimostrato un rialzo storico asimmetrico simile a quello dei titoli tecnologici early-stage, difficile da cogliere al di fuori della asset class stessa. Inoltre, storicamente il Bitcoin, e più in generale gli asset digitali, hanno dimostrato una correlazione relativamente bassa con le altre principali classi di attivi. Questo li rende unici e ciò significa che anche una piccola allocazione all'interno di un portafoglio di investimenti multi-asset potrebbe portare benefici in termini di diversificazione.
L'iTunes del Bitcoin
Un ETF spot sul Bitcoin offrirebbe la sicurezza, l'affidabilità e la familiarità di una struttura ETF a questo asset negli Stati Uniti, il che potrebbe facilitare l'esposizione da parte di un maggior numero di investitori istituzionali. Ciò lo rende simile all'"iTunes del Bitcoin": rappresenterebbe, cioè, un salto in avanti paragonabile all’esperienza del download di file musicali quando l’utente era spaventato dai rischi malware di scaricare musica su Napster, rispetto alla sicurezza e alla semplicità di iTunes.
Implicazioni di breve e lungo periodo
L'apertura a un nuovo gruppo di investitori istituzionali crea il potenziale per una maggiore domanda di Bitcoin. I prodotti basati sui futures negli Stati Uniti, che hanno oltre 1,5 miliardi di dollari di asset in gestione, non devono essere sostenuti dal Bitcoin stesso. I prodotti “spot” o "supportati fisicamente" richiedono i Bitcoin stessi, analogamente a quanto avviene per le Exchange Traded Commodity (ETC) dell'oro. Ricordiamo che esiste un numero fisso di Bitcoin che possono essere prodotti (21 milioni). Nell'aprile/maggio del 2024 il numero di nuovi Bitcoin creati ogni 10 minuti (in media) sarà nuovamente dimezzato, in quanto si ripeterà il processo di codifica che si verifica ogni 4 anni, noto appunto come "dimezzamento".
Facendo un passo indietro, non si dovrebbe usare nell’immediato l’approvazione (o l’eventuale diniego) come parametro per valutare le prospettive a lungo termine. Ci sono due aspetti da considerare. In primo luogo, per i nuovi arrivati in questo settore, acquisire familiarità con l'attività e la struttura di un ETF spot potrebbe richiedere del tempo. Si tratta di uno spazio relativamente poco familiare per molti investitori istituzionali, soprattutto a causa delle sue complessità tecniche. In secondo luogo, la migrazione da altre opzioni di investimento potrebbe richiedere tempo. Negli ultimi anni abbiamo assistito a questa tendenza in Europa, quando gli investitori istituzionali sono gradualmente passati dai prodotti a termine a quelli spot. Ad esempio, nel corso del 2023, i prodotti a termine hanno registrato deflussi pari a 125 milioni di dollari USA, mentre i prodotti physically backed hanno registrato afflussi pari a 1.062 miliardi di dollari USA. Questo non è avvenuto da un giorno all'altro.
A prescindere dall'esito della decisione della SEC, vale la pena di riconoscere da dove viene l'industria degli asset digitali e dove si trova ora. Il Bitcoin era un interesse paragonabile ad un “hobby” nei suoi primi anni di vita (parliamo quindi di 15 anni fa). Attualmente la capitalizzazione di mercato del Bitcoin supera gli 800 miliardi di dollari. Alcuni dei più grandi gestori patrimoniali del mondo – almeno 12 –sono ora in attesa della decisione che porterà il Bitcoin a fare il suo prossimo passo. Si tratta di un processo che le nuove tecnologie sperimentano quando passano da interessi di nicchia all'adozione di massa (la radio, la televisione, i videogiochi e Internet sono tutti nati come interessi di piccole dimensioni). Un ulteriore passo - in un percorso ancora lungo - per l'ecosistema degli asset digitali.
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