PECHINO (Reuters) - Rimane su livelli modesti l'inflazione cinese in aprile, mentre i prezzi alla produzione offrono un segnale di rallentamento del loro trend decrescente in atto ormai da quattro anni.
Il dibattito è aperto: secondo alcuni economisti questi dati potrebbero essere sufficienti per raffreddare i timori di deflazione nel paese; per altri osservatori invece occorreranno indicazioni più ampie e convincenti per ipotizzare l'adozione da parte della banca centrale cinese (Pboc) di una linea più cauta sui tassi di interesse, dopo i sei tagli praticati dalla fine del 2014.
L'indice dei prezzi al consumo cinese ha confermato in aprile per il terzo mese consecutivo un incremento del 2,3% tendenziale, largamente dovuto ai rialzo dei prezzi alimentari; il dato è leggermente inferiore alle attese di un +2,4%.
Al netto della componente alimentare l'incremento è dell'1,1%, in marginale rafforzamento rispetto a marzo, ma non tale da segnalare l'emergere di pressioni inflazionistiche.
I prezzi alla produzione, nello stesso mese, hanno registrato un calo del 3,4% su anno, meno pesante rispetto al -4,3% di marzo, su attese per una contrazione del 3,8%.
"Riguardo la politica monetaria, non ci aspettiamo che l'inflazioni giochi un ruolo preponderante nelle valutazioni della banca centrale" spiega l'economista di Forecast Chester Liaw. "I numeri di inflazione non sono né troppo alti da dissuadere la banca centrale da effettuare altri tagli in caso di necessità né troppo bassi per garantire espansione".