A cura di Michele De Michelis, Responsabile investimenti di Frame Asset Management
Alla fine, il crash dei primi di agosto si è rivelato una fugace tempesta estiva, visto che gli indici americani hanno prontamente recuperato nei giorni successivi, a conferma che non bisogna mai farsi prendere dal panico quando ci si trova in certe situazioni.
Pur tuttavia, anche se abbiamo assistito ad un classico movimento a V del mercato, qualche interessante indicazione ci sta arrivando.
La prima di tutte è che la corsa delle magnifiche sette sembra si sia fermata o quanto meno rallentata.
Lo “schiaffo” che hanno ricevuto le quotazioni di NVIDIA (NASDAQ:NVDA)dopo aver riportato degli utili comunque maestosi è stata estremamente significativa. Gli investitori sono rimasti delusi dalle guidance future, prendendo coscienza che non puoi raddoppiare fatturato e utili ogni anno e quindi l'hanno venduta in maniera importante nei giorni successivi alla trimestrale, generando un calo delle azioni del 20 %. Nessuna sorpresa, a mio parere, visto che il titolo è ormai da giugno che si muove sulle montagne russe con salite e discese anche molto superiori e con numeri impressionanti in termini di capitalizzazione, considerando che ogni punto percentuale equivale a 30 miliardi di dollari di valore.
La rotazione settoriale e la ridistribuzione dei flussi di investimento su più società quotate cui stiamo assistendo, da una parte è un fattore positivo per la salute del mercato dall’altra porta con sé una maggior volatilità, come abbiamo sperimentato di nuovo nei primi giorni di settembre quando abbiamo assistito ad un altro movimento a V, seppur di dimensioni ridotte.
In questo momento, il mercato azionario rimane in prossimità dei massimi storici confidente ancora nel fatto che la FED sia riuscita a sconfiggere l'inflazione mantenendo l'economia americana in uno stato di crescita accettabile, mentre il mercato obbligazionario , dove i i tassi di interesse sono scesi molto nell'ultimo mese , comincia a prezzare la possibilità di qualche potenziale sorpresa negativa futura relativamente alla crescita a stelle a strisce, che potrebbe venire innescata da un marcato indebolimento del mercato del lavoro, elemento non visto in tempo da Powell & company.
Quest’ultimo, peraltro, nel suo discorso di Jackson Hole, ha rotto gli indugi affermando che è arrivato il momento di cominciare un ciclo di ribasso dei tassi, che dovrebbe iniziare (il mercato lo sconta sicuro al 100%) nel corso dell’imminente riunione del 17 settembre.
A Francoforte, invece, la Lagarde ha eseguito il suo “compitino” tagliando di 25 punti base e deludendo coloro che si aspettavano più coraggio in quanto dimentichi che il mandato della BCE è diverso rispetto a quello dei loro colleghi americani. Mentre in Europa ci si concentra particolarmente sulla lotta all'inflazione, negli Stati Uniti i banchieri centrali prestano maggiore attenzione alla crescita dell’economia, che nel Vecchio Continente si sta rivelando anemica, in particolare modo nella ex locomotiva tedesca.
Fatte queste premesse, suggerisco prudenza nelle allocazioni degli investimenti, dove non vedo onestamente grandi potenzialità per upside importanti quanto movimenti di avvicendamento all’interno degli indici.
Non dimentichiamo inoltre che siamo vicini anche alle elezioni americane e quella che per Trump si stava rivelando una passeggiata di salute contro un presidente Biden molto acciaccato è diventata improvvisamente una sfida all'ultimo respiro contro la nuova candidata Kamala Harris.
Diventa quindi difficile prendere posizioni di peso, scommettendo in anticipo sulla vittoria di uno o dell'altra. Meglio attendere l'esito finale e abbassare il rischio.