ROMA (Reuters) - Trend ascendente dei licenziamenti per giusta causa tra il 2014 e il 2016, con il Jobs act del governo Renzi che ha introdotto il contratto stabile a tutele crescenti, superando nei fatti l'articolo 18 che prevedeva la possibilità di reintegro.
Secondo l'Osservatorio sul precariato diffuso mensilmente dall'Inps, i licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo (disciplinari) sono stati 46.255 nel 2016 rispetto ai 36.048 dello stesso periodo del 2015 e i 35.235 del 2014. L'incremento annuo è stato del 28,32% sullo scorso anno e del 31,28% rispetto a due anni fa.
Secondo il Jobs act il licenziamento per giusta causa è motivato da un comportamento del lavoratore talmente grave da non permettere nemmeno in via provvisoria la prosecuzione del rapporto di lavoro, mentre quello per giustificato motivo soggettivo avviene quando il lavoratore abbia tenuto comportamenti disciplinarmente rilevanti ma non tali da comportare il licenziamento per giusta causa, e cioè senza preavviso.
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo è invece quello per ragioni economiche.
La norma riduce al minimo i casi di reintegro qualora un giudica ritenga illegittimo il licenziamento, mentre prevede in prevalenza il risarcimento economico per il lavoratore.