di James Mackenzie
ROMA (Reuters) - Avrebbe voluto festeggiare oggi non solo il compleanno, ma anche la vittoria del sì nel referendum per l'indipendenza della Scozia. Non riesce perciò a dissimulare la delusione e se la prende con i molti autorevoli appelli degli ultimi giorni a sostegno del no che hanno condizionato gli indecisi.
Umberto Bossi, in una intervista alla Reuters, attacca la campagna stampa e tv contro l'indipendenza scozzese dopo che al referendum di ieri i no hanno vinto con oltre il 55% dei voti e con un'affluenza superiore all'85%: "Sono riusciti a spaventare la gente e purtroppo la vita democratica subisce il rischio che chi ha le televisioni, chi ha la possibilità di controllare i giornali - come lo Stato - riesce a spaventare la gente. Hanno detto: rischiate le pensioni per tutti i vecchi, o rischiate il posto di lavoro".
Il Senatùr invita tutti i movimenti indipendentisti a fare fronte comune, a coalizzarsi nella battaglia contro il centralismo, da lui definito "fascista".
"La battaglia per la libertà, fino a che sarà raggiunta, non smette mai", aggiunge e la delusione per la sconfitta non fa certo abbassare la guardia e accresce la voglia di rivincita.
Secondo l'ex segretario della Lega Nord anche la sua battaglia ventennale in Italia ha subito l'attacco concentrico e durissimo del centralismo. I suoi riferimenti diventano autobiografici e sembra vedere nelle sue parole anche il riferimento alle inchieste giudiziarie nelle quali lui e la sua famiglia sono rimasti coinvolti: "L'Italia è più o meno rimasta fascista. Abbiamo la sinistra che è contraria completamente a cedere competenze dallo Stato alle Regioni. Io ho fatto la rivoluzione e ci hanno massacrati".
No, non riesce proprio a dissimulare lo sconforto per la sconfitta scozzese che, secondo i sondaggi di solo una decina di giorni fa, sembrava potesse essere a portata di mano: "Non siamo contenti, siamo tristi".
Bossi non vede però nel risultato di ieri in Scozia un rilancio per l'unità europea: "L'Europa entra in crisi. Gli stati del secolo scorso, gli stati centralisti o semi-fascisti, non hanno più un grande protettore", per questo è giunto il momento in cui "bisogna muoversi e parlare con tutti i movimenti indipendentisti, fare uno schieramento, poi vediamo, chi è più forte e chi è più debole".
Insomma: per Bossi gli indipendentisti hanno perso una battaglia ma la guerra è ancora tutta da combattere.