MILANO/ROMA (Reuters) - Le statistiche mensili relative al mercato del lavoro di luglio e all'andamento dei prezzi al consumo di agosto diffuse stamane da Istat non offrono segnali di accelerazione per l'economia italiana, rimasta ferma su base congiunturale nel secondo trimestre.
Se è vero che il tasso di disoccupazione è sceso di poco più di 0,1 punti percentuali rispetto a giugno a 11,4%, la flessione è essenzialmente dovuta ad un aumento degli inattivi (il primo dopo quattro mesi) e ad un calo degli occupati, dunque a una diminuzione della forza lavoro.
Allargando lo sguardo oltre il dato congiunturale, il trend dell'occupazione resta positivo: tra maggio e luglio gli occupati sono aumentati di 157.000 unità, mentre a luglio segnano un aumento di 266.000 unità su base annua.
Di questi, 244.000 sono stati assunti con il nuovo contratto a tempo indeterminato introdotto dal governo Renzi, che non prevede il reintegro dei lavoratori in caso di licenziamento senza giusta causa, incentivato con degli sgravi fiscali, sebbene più ridotti dell'anno scorso.
"E' difficile pensare che si possa osservare un'ulteriore accelerazione dell'occupazione nei mesi a venire, non solo perché si sta gradualmente esaurendo l'effetto degli incentivi fiscali alle assunzioni ma soprattutto perché restiamo in un contesto di bassa crescita", avverte però Paolo Pizzoli, economista di Ing.
"I dati di lungo periodo sull'anno sono positivi. C'è stata una battuta d'arresto, qualunque sia il dato congiunturale il lavoro da fare sull'occupazione rimane enorme e noi ne siamo assolutamente consapevoli", ha commentato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.
"Mentre il Jobs Act ha consentito di invertire tendenza ora bisogna accelerarla e lo si fa mettendo in condizione le imprese di investire di più", ha aggiunto Calenda a margine dell'inaugurazione dello stabilimento Tongrin.
In base ai dati preliminari, nel secondo trimestre l'economia italiana, uscita l'anno scorso da un triennio di recessione, è rimasta ferma, anche se dopo l'uscita di altri dati macroeconomici una fonte del Tesoro dice di attendersi un segno positivo. Il nuovo dato sarà pubblicato venerdì 2 settembre.
Molti addetti ai lavori concordano nel ritenere che il Pil crescerà meno dell'1% quest'anno, rischiando di deludere le attese di quanti, governo compreso, si aspettavano un'accelerazione dopo il +0,8% segnato dal Pil nel 2015.
"Il quadro si è fatto più incerto, la Brexit è destinata a pesare ulteriormente sulla domanda globale e sugli investimenti, vero e proprio anello mancante della ripresa italiana, che sconta anche la difficoltà di risolvere il problema dei crediti deteriorati in pancia alle banche", prosegue Pizzoli.
La complessiva fiacchezza dell'economia è ben sintetizzata dai numeri sui prezzi al consumo, rimasti fermi su base annua considerando i parametri europei.
Un male comune all'intera zona euro, dove l'inflazione, secondo i dati diffusi sempre oggi da Eurostat, viaggia allo 0,2% nonostante il recente aumento delle quotazioni petrolifere.
Tornando alle statistiche sul mercato del lavoro, all'interno del blocco della valuta unica il tasso di disoccupazione a luglio è rimasto stabile al 10,1%.
(Antonella Cinelli, Elvira Pollina)
- ha collaborato Giulio Piovaccari