ROMA (Reuters) - Il premier e segretario del Pd Matteo Renzi ha chiesto oggi al suo partito cinque mesi di "mobilitazione straordinaria", in vista delle elezioni amministrative e del referendum costituzionale che sarà uno spartiacque per il suo governo.
In un discorso alla direzione del Pd, Renzi ha chiesto che il partito non si "vergogni" di quello che sta facendo al governo e ha posto come obiettivo delle prossime elezioni amministrative del 5 giugno un aumento dell'1-2% dei suoi voti.
Ma ha anche ribadito che dall'esito del referendum sulle riforme costituzionali dipenderà la sua permanenza a Palazzo Chigi, e ha proposto di anticipare di qualche mese il congresso del Pd, aprendo la discussione subito dopo il referendum.
Il premier ha ammesso che esiste una "questione morale" nel Pd, parlando delle inchieste che hanno toccato amministratori e dirigenti, citando i "molti problemi che ci sono in tante parti del territorio, meno di quello che i media raccontano ma più di quelli che dovrebbero esserci".
Ma allo stesso tempo ha spronato il partito a rivendicare i risultati del governo e le battaglie nella Ue per aumentare la flessibilità di bilancio e cambiare la politica sull'immigrazione: "Siamo orgogliosi di appartenere a una storia che ha riacceso la speranza in Italia e cambiato l'agenda politica europea".
"Nelle prossime ore dovremmo cercare di arrivare a più persone possibili raccontando le cose più concrete fatte dal Pd nazionale e sui singoli territori", ha detto Renzi, invitando a "tirare su i simboli del Pd... Specie nelle città in cui rischiamo di non entrare al ballottaggio", come Roma o Napoli.
Renzi ha smentito che i "comitati per il sì" con altri gruppi politici, come gli ex Forza Italia di Denis Verdini, siano il tentativo di costruire un nuovo "partito della Nazione". "Non rappresentano un bel niente per il futuro, perché il futuro si chiama Partito democratico", ha scandito.
Dal referendum dipenderà comunque il suo futuro politico e quello di un governo che, ha detto, è nato per fare le riforme: "Se abbiamo fatto tutto questo percorso, per il quale ho ricevuto l'incarico dal presidente della Repubblica e diverse fiducie dal Parlamento, se facciamo la riforma attesa da trent'anni, se a fondo di tutto questo straordinario lavoro ti dicono di no, devi prenderne atto".
(Massimiliano Di Giorgio)