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Prezzi alla produzione Usa mettono in dubbio il rallentamento della Fed

Pubblicato 09.12.2022, 15:24
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Di Geoffrey Smith

Investing.com - I prezzi alla produzione statunitensi sono aumentati più del previsto a novembre, altro segnale che l’inflazione non sta scendendo così velocemente come vorrebbe la Federal Reserve.

L’indice sui prezzi alla produzione è salito dello 0,3% rispetto ad ottobre, più dello 0,2% atteso, e anche il dato di ottobre è stato rivisto al rialzo allo 0,3% dallo 0,2%. Ha contribuito la volatilità dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia: senza questi due elementi, l'indice sui prezzi alla produzione core è salito dello 0,4%, il massimo da giugno.

Il tasso core su base annua si è attestato al 6,2%. Si tratta della lettura più bassa da più di un anno a questa parte, dovuta al fatto che i forti aumenti dei prezzi dell'energia dello scorso anno sono stati eliminati dall'equazione, ma gli analisti avevano previsto un calo più marcato al 5,9%. Anche gli sviluppi più recenti sui mercati energetici hanno contribuito, con un calo dei prezzi della benzina del 6,0% sul mese.

Il tasso IPP annuale è sceso solo al 7,4% rispetto all'8,1% rivisto al rialzo di ottobre. Gli analisti avevano previsto un rallentamento al 7,2%.

Secondo gli analisti, tuttavia, l'ampia tendenza alla disinflazione dei beni scambiati è rimasta intatta. In termini annuali, tutti i principali settori dell'indice sono in calo, ad eccezione dei prezzi dei generi alimentari all'ingrosso, ha twittato Kathy Jones, responsabile delle strategie fixed income di Charles Schwab (NYSE:SCHW) SCHW.

Il Bureau of Labor Statistics ha dichiarato che la maggior parte dell'impulso ai dati di novembre proviene dai servizi a domanda finale, con i servizi finanziari che rappresentano un terzo dell'aumento totale dei prezzi dei servizi. L'Ufficio ha rilevato che i margini di profitto dei fornitori di servizi si sono ampliati di 0,7 punti percentuali, a riprova del fatto che il potere di determinazione dei prezzi delle imprese ha contribuito in larga misura all'inflazione complessiva di quest'anno, oltre alle più documentate voci dell'aumento dei costi dell'energia e del lavoro.

I future dei titoli azionari statunitensi hanno reagito negativamente alla notizia, in quanto sarà più difficile per la Federal Reserve rallentare e poi interrompere la sequenza di aumenti dei tassi di interesse di quest'anno. Dopo il forte report sul mercato del lavoro di novembre, gli operatori di mercato prevedono che la Fed dovrà aumentare i tassi sopra il 5% per far scendere l'inflazione in modo decisivo.

Dopo la lettura, il Dow Jones é in calo dello 0,2%, lo S&P 500 è poco sopra la parità, mentre il NASDAQ Composite cede lo 0,1%. Più rilassati i mercati dei bond e delle valute sono più rilassati, con i rendimenti dei Treasury rimasti sostanzialmente piatti e l’indice del dollaro salito di meno dello 0,3% attestandosi a 104,82, invariato sulla giornata.

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