Di Geoffrey Smith
Investing.com - La crescita dell’occupazione negli Stati Uniti ha superato di gran lunga le aspettative a gennaio, l’ultimo di una serie di dati 'sconcertanti' sul mercato del lavoro.
Il Dipartimento del Lavoro ha dichiarato che l’occupazione non agricola (Non farm payrolls) è cresciuta di 517.000 unità fino alla metà del mese, interrompendo bruscamente un trend di quattro mesi di rallentamento dell’aumento dei posti di lavoro. Gli analisti si aspettavano un ulteriore rallentamento a 185.000 unità, che avrebbe rappresentato la più lenta crescita dei posti di lavoro in quasi due anni.
Il dato di dicembre è stato rivisto al rialzo ad un aumento di 260.000 posti di lavoro, anziché i 223.000 inizialmente riportati.
La reazione sui mercati è stata immediata: Il dollaro è salito di oltre lo 0,5%, il Treasury a 10 anni è tornato sopra il 3,5%, e vendite sull’azionario soprattutto sul tecnologico Nasdaq più sensibile alle decisioni della Fed sui tassi. In rosso anche S&P e Dow Jones.
Pesano sul mercato, anche le trimestrali sotto le attese di colossi come Amazon (NASDAQ:AMZN), Apple (NASDAQ:AAPL) e Google (NASDAQ:GOOGL), a cui si è aggiunta nel corso della giornata anche Ford la quale ha fatto sapere che l'utile Q4 ha deluso del 20% le aspettative prevedendo un anno difficile all’orizzonte.
Tornando alle Nfp, Come di consueto a gennaio, il Bureau of Labor Statistics ha utilizzato statistiche aggiornate sulla popolazione statunitense per la compilazione dei dati, portando a una revisione al rialzo di 871.000 unità della forza lavoro civile, a un aumento di 810.000 unità dell’occupazione e a un incremento di 60.000 unità della disoccupazione.
Mentre il tasso di disoccupazione è rimasto invariato a un minimo storico del 3,4%, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è salito al 62,4% dal 62,3%.
"I dati sul mondo del lavoro statunitense sono stati abbastanza sorprendenti soprattutto nella parte di crescita di nuovi posti lavoro che ha quasi triplicato le aspettative di mercato. Riviste fortemente al rialzo anche le stime dei mesi precedenti", ha scritto in una nota Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia.
Secondo Diodovich, gli ultimi dati "smentiscono la narrativa delle banche centrali e soprattutto le aspettative dei mercati". Le banche centrali, e in particolare la Federal Reserve, dovranno fare "ulteriori sforzi per riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Uno o due rialzi di 25 punti base potrebbero non bastare".