MILANO (Reuters) - Nelle condizioni attuali il debito pubblico italiano è sostenibile, ma rimane soggetto a rischi significativi.
In una sezione specificamente dedicata al tema il Fondo Monetario Internazionale, nell'ambito del rapporto annuale 'Article IV', evidenzia che la dimensione del debito lo espone a rischi soprattutto nel caso di un prolungato periodo di stagnazione e bassa inflazione.
Nel caso di shock macroeconomici le conseguenze sarebbero molto pesanti.
Lo stress test Fmi sul debito italiano evidenzia che un calo del Pil dell'1,2% nel 2016 e nel 2017 spingerebbe rapidamente il debito pubblico a toccare il 145% del Pil.
Più modesto l'impatto in caso di pressione sui tassi di interesse. Con uno spread di 200 punti base superiore a quello attuale i maggiori tassi ridurrebbero la crescita con il risultato di un debito/pil ancora al 130% nel 2020.
All'opposto lo scenario in cui l'Italia applica appieno la ricetta stringente del Fondo composta da riforme strutturali, privatizzazioni annue per l'1% del Pil, bilancio pubblico alleggerito da meno spesa corrente e da meno tasse su capitale e lavoro. In questo caso maggior crescita e riduzione dei tassi di interesse spingerebbero il debito/Pil al 112% nel 2020.
Nel mezzo la valutazione attuale di Washington che riflette rischi bilanciati. Le stime diffuse oggi, infatti, vanno nella direzione di un calo progressivo del debito/Pil - dal 133,3% del 2015 al 122,9% del 2020 - sostenuto da una crescita del Pil di almeno l'1% a partire dal 2016.