Una serie di fattori indica che l’inflazione core (senza energia e alimentari) è destinata ad aumentare quest’anno e, ancora di più nei prossimi 2,5 e 10 anni.
I rischi di inflazione a più lungo termine sono aumentati. Ne è convinto Jeremy H Schwartz, US Economist di Credit Suisse, che ha analizzato la situazione attuale negli Stati Uniti ed è giunto alla conclusione che, su un arco temporale più lungo dei 12 mesi (ovvero 2, 5 e 10 anni) sono decisamente aumentati i pericoli di un’inflazione elevata e volatile.
UN NUOVO REGIME DI INFLAZIONE
“Questo rischio ha già raggiunto livelli in cui gli investitori e le imprese dovrebbero valutare se i loro bilanci sono preparati ad affrontare un nuovo regime di inflazione” puntualizza Jeremy H Schwartz che, nella sua analisi parte dal presupposto che l’’inflazione core (quella che esclude le componenti più volatili quali energia e prodotti alimentari) dovrebbe aumentare nel 2018.
“Prevediamo che l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) tocchi quota 1,9% anno su anno entro il secondo semestre, prima di stabilizzarsi appena sotto l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve” specifica Jeremy H Schwartz che, pur ammettendo che si tratti di valori ancora relativamente modesti, costituiscono comunque un cambio di regime per i prezzi al consumo rispetto agli ultimi anni. Ma cosa determina questo cambio di regime?
LO STIMOLO FISCALE
“La disoccupazione è attorno ai minimi da molti anni e dovrebbe continuare a diminuire quest’anno. I salari hanno evidenziato segnali di graduale accelerazione, e prevediamo una crescita dell’ordine del 3,0–3,5% per quest’anno. Inoltre lo stimolo fiscale dovrebbe alimentare la crescita” spiega l’economista il cui ultimo riferimento è al fatto che, nonostante l’economia statunitense sia prossima alla piena occupazione, grazie all’approvazione di ingenti riduzioni delle imposte e di un aumento della spesa pubblica il ciclo economico riceverà ulteriore spinta e la crescita potrebbe superare il livello tendenziale per almeno il prossimo biennio.
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IL DOLLARO DEBOLE
“I deficit dovrebbero salire ai massimi dallo stimolo post-crisi. Anche le prospettive dell’inflazione iniziano ad essere più positive. La debolezza del dollaro USA, ad esempio, dovrebbe offrire una spinta ai prezzi dei prodotti importati” precisa inoltre Jeremy H Schwartz che vede poi altri settori come fonti potenziali di aumento dei prezzi al consumo: da quello automobilistico a quello farmaceutico fino ai pezzi degli immobili e della sanità (due delle categorie più ampie e più stabili dell’indice di inflazione core).
LE REAZIONI DEI MERCATI E DELLA AUTORITA’ POLITICHE
“Certo, nessuno di questi fattori o settori segnala un aumento solido e stabile dell’inflazione a breve termine, ma lo scenario è diventato più incline ad un aumento dei prezzi al consumo con i rischi che ne possono conseguire. È pertanto probabile che i mercati e le autorità politiche reagiscano con vigore ad eventuali dati inaspettatamente positivi” conclude Jeremy H Schwartz.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Credit Suisse