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Le app di messaggistica contribuiscono alla diffusione di disinformazione, rivela un nuovo studio

Pubblicato 10.10.2024, 13:05
Aggiornato 10.10.2024, 13:35
© Reuters.  Le app di messaggistica contribuiscono alla diffusione di disinformazione, rivela un nuovo studio
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Le app di messaggistica come WhatsApp e Telegram vengono sempre più usate in ambito politico. Spesso sono lo strumento attraverso il quale vengono diffusi messaggi di propaganda politica, lo rivela un nuovo rapporto.

I ricercatori della New York University hanno intervistato 4.500 fruitori di questo tipo app in nove Paesi e hanno intervistato strateghi politici di 17 Paesi per scoprire come i malintenzionati stiano usando le piattaforme per manipolare l'opinione pubblica.

Secondo il rapporto, il 62 per cento degli utenti intervistati ha ricevuto contenuti politici su queste app. Il 55 per cento di queste informazioni proveniva da numeri sconosciuti.

Questo avviene perché piattaforme come WhatsApp, Viber e Telegram "non dispongono di molti dei meccanismi tradizionali" di moderazione dei contenuti implementati da altre piattaforme social.

"Pur presentandosi come app progettate per comunicazioni sicure e private tra conoscenti, alcune di queste piattaforme di messaggistica monetizzano attraverso funzioni che consentono la viralità dei messaggi", si legge.

Le funzioni a pagamento contribuiscono alla diffusione di disinformazione

Il rapporto mostra che le persone che lavorano in ambito politico utilizzano le funzioni a pagamento per avere la possibilità di raggiungere un maggior numero di persone.

La versione Business di WhatsApp offre agli abbonati una "spunta verde" di verifica, messaggistica automatizzata e una portata illimitata di clienti, secondo il rapporto.

Secondo la sezione FAQ dell'applicazione, gli utenti possono decidere se ricevere messaggi dalle aziende a pagamento.

La politica di WhatsApp prevede che gli enti governativi possano utilizzare la piattaforma, mentre i politici, i partiti e le campagne non ne hanno la possibilità. L'azienda ha inoltre svelato ai ricercatori di aver impiegato "risorse aggiuntive" durante le elezioni per assicurarsi che le sue politiche non vengano violate.

Tuttavia, il rapporto rileva che alcuni utenti hanno sviluppato delle soluzioni, fingendosi attori o creando nomi commerciali falsi, ottenendo la verifica su X (ex Twitter) e poi usandola come prova per i servizi commerciali di WhatsApp.

Viber funziona in modo simile: gli utenti possono attivare un'impostazione per smettere di ricevere alcuni tipi attraverso il cosiddetto meccanismo dell'opt-out.

Il rapporto ha trovato una che esiste una falla e alcuni utenti hanno aggirato il problema a questo problema. In Ucraina alcuni i consulenti politici hanno ottenuto la verifica del loro account Viber attraverso un partner esterni o fornitori di servizi.

Degli attori ucraini avrebbero poi lanciato campagne social chiedendo agli utenti di iscriversi alle loro mailing list utilizzando codici QR attraverso i quali, e a loro insaputa, gli utenti avrebbero ricevuto comunicazioni mail da tali gruppi, si legge nel rapporto.

Su Telegram, ogni utente può pagare meno di 5 euro al mese per molte funzioni aggiuntive come messaggi automatici, risposte rapide, verifica del profilo e supporto per l'utilizzo di chatbot, dei sistemi automatizzati che simulano una conversazione con un l'utente.

Questo permette agli operatori politici di passare come account "ufficiali" su Telegram senza dover essere verificati, secondo il rapporto della Nyu.

Telegram consente inoltre a chiunque di acquistare inserzioni pubblicitarie nei suoi canali ad alto numero di abbonati, che secondo l'app generano circa mille miliardi di visualizzazioni al mese.

Rakuten, la società madre di Viber, ha detto in una dichiarazione scritta a Euronews Next che le sue politiche e le sue funzioni "aiutano a prendere decisioni informate sui contenuti di cui fidarsi" sull'app.

"Continuiamo a sviluppare la nostra applicazione e a far rispettare le nostre politiche tenendo conto dei nostri utenti", si legge nella dichiarazione.

Euronews Next ha contattato Meta, la società dietro WhatsApp, e Telegram per un commento, ma non ha ricevuto una risposta immediata.

Anche le piattaforme stesse amplificano l'impatto della disinformazione

Secondo il rapporto, le funzioni a pagamento di queste app di messaggistica amplificano le tecniche di disinformazione di lunga corso.

Il primo passo per diffondere un messaggio è creare o infiltrarsi in gruppi preesistenti sui canali dei social media e, poiché Viber non pone limiti al numero di partecipanti a una comunità o a un canale, questo va a favore della strategia dei malintenzionati, secondo il rapporto.

Anche se i gruppi in cui si infiltrano sono considerati apolitici, i propagandisti "sfruttano gli interessi professati dai membri per creare messaggi politici che abbiano una certa risonanza", si legge nel rapporto.

I membri dei gruppi possono talvolta essere account "sock puppet", profili falsi creati da malintenzionati per rappresentare una persona o un'azienda "con un particolare punto di vista", secondo il rapporto.

Sebbene si tratti di una tattica di disinformazione comune sui social media, gli account "sock puppet" sono "forse i più problematici" perché sono 'più misteriosi".

I propagandisti possono anche fare cross-posting, cioè pubblicare lo stesso messaggio su diversi canali di social media contemporaneamente.

Su Telegram, ad esempio, gli utenti creano bot che automatizzano la condivisione di contenuti su X. Un'altra app indiana chiamata ShareChat consente agli utenti di postare in modo incrociato i contenuti di Telegram su WhatsApp e su altre piattaforme di proprietà di Meta, come Facebook (NASDAQ:META) e Instagram.

L'insieme di queste tattiche crea quelli che i ricercatori chiamano "cicli di feedback", in cui lo stesso contenuto continua a "spuntare in diverse parti dell'ecosistema della piattaforma", ha rilevato il rapporto.

Raccomandazioni per le app di messaggistica

La crittografia può essere usata per nascondere informazioni dai propagandisti, ma può essere utile per gli attivisti "a rischio di sorveglianza", rivela lo studio.

Tenendo presente questo aspetto, i ricercatori offrono una lunga lista di raccomandazioni per le aziende di app di messaggistica, come l'introduzione di limiti alla creazione di account e un controllo più severo per gli account aziendali.

Per i politici, il rapporto suggerisce di includere le piattaforme di messaggistica criptata all'interno della normativa esistente, ma non di indebolirla.

"Il valore della messaggistica criptata per i difensori dei diritti umani e per la società in generale supera la minaccia della disinformazione sulle app di chat criptate", si legge nel rapporto.

Un modo per farlo è costringere le aziende a divulgare informazioni neutre dal punto di vista dei contenuti su come le loro politiche e i loro sistemi di applicazione stanno lavorando per combattere la disinformazione.

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