By Giselda Vagnoni
(Reuters) - Il debito pubblico italiano potrà scendere quest'anno se la ripresa economica non si discosterà troppo dalle previsioni governative, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, aggiungendo che un ritmo di discesa inferiore alle regole europee sarebbe comunque positivo.
Le ultime previsioni di Roma indicano una crescita 2016 dell'1,6%. A fine 2015, però, il prodotto interno lordo è cresciuto sotto le attese per il secondo trimestre consecutivo, rendendo meno verosimile che il rapporto debito/Pil, il più alto nella zona euro dopo quello della Grecia, torni a scendere dopo otto anni di crescita ininterrotta.
"Se la crescita è all'1,4% e il deficit/Pil al 2,4%, noi per la prima volta abbassiamo il debito/Pil", ha detto Renzi alla stampa estera in occasione dei due anni di governo.
I commenti di Renzi, i primi dell'esecutivo a indicare una crescita sotto le previsioni, arrivano dopo che la settimana scorsa l'Ocse ha ridotto la stima del Pil all'1%.
Il leader del Pd ha ammesso che il ritmo di riduzione del debito, da tempo sopra il 130% del Pil, non rispetterà le regole europee, ossia un calo annuo pari a un ventesimo oltre il 60%, ma non è preoccupato per questo.
"Anche se il rapporto debito/Pil scende più piano del Fiscal Compact è una cosa positiva", ha detto.
"Il Fiscal Compact vorrebbe che la riduzione fosse molto più immediata, ma la riduzione comporta il taglio della spesa pubblica" che impatta a sua volta negativamente sul Pil.
SE EUROPA PERDE SPINTA IDEALE E' FINITA
Renzi ha ingaggiato un duro confronto con la Commissione Ue sul bilancio 2016 dell'Italia che alza il deficit/Pil al 2,4% dal 2,2%, appellandosi allo sforzo sulle riforme e alla necessità di non indebolire un'economia appena uscita dalla recessione.
"Chi dice che lo faccio per guadagnare consenso è fuori dalla realtà. Io sono un genuino idealista, europeista", ha detto il premier ribadendo che si voterà nel 2018. "L'Europa non è stata fatta solo per tenere insieme il parametro di Maastricht...se noi perdiamo l'ideale della costruzione europea siamo finiti".
L'Italia si aspetta che anche le risorse impiegate per gestire i rifugiati nel Mediterraneo, come quelle stanziate per la Turchia, non rientrino nel calcolo dei deficit nazionali.
L'atteggiamento di alcuni Paesi dell'Europa dell'Est ostinatamente contrari alla politica di accoglienza dei rifugiati potrebbe indurre l'Italia a chiedere per costoro una riduzione dei fondi Ue.
Roma, ha spiegato Renzi, è un contribuente netto dell'Unione europea ed è disponibile a versare più di quanto riceve "a patto che ci sia un ideale comune".
"La mia opinione è che nel momento in cui si discuterà della programmazione 2020-2026 non potremo non tenere conto che qualche Paese invoca la solidarietà solo a senso unico".