Tra malattie emergenti e rischi di pandemie, aborto e salute riproduttiva, cambiamenti climatici e aiuti umanitari nelle zone di guerra, Donald Trump e Kamala Harris hanno visioni estremamente divergenti in ogni aspetto legato alla salute. Tanto che il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi della prossima settimana potrebbe provocare ripercussioni anche in tutta Europa e nel resto del mondo.
Per capire come si orienterebbe una nuova amministrazione Trump è utile osservare cosa fece il miliardario americano quando fu presidente: operò tagli dei fondi al sistema sanitario e arrivò persino ad avviare le procedure per il ritiro degli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il politico ultra-conservatore decise inoltre di non aderire al programma Covax di gestione comune dell'acquisto di vaccini anti-Covid, finalizzato a consentire che essi arrivassero anche ai Paesi poveri.
All'epoca, la Germania decise di incrementare i propri finanziamenti all'OMS da 359,2 milioni di dollari (321,9 milioni di euro) a oltre 1,26 miliardi di dollari (1,1 miliardi di euro) - diventando per breve tempo il suo principale donatore. Ma non è detto che una tale risposta possa ripetersi si ripeta anche oggi, visti i tagli di bilancio, i rischi di recessione dell'economia tedesca e la svolta conservatrice in Europa.
"Quello che abbiamo visto durante la pandemia con la Germania è stato molto importante, ma potrebbe essere stato un caso eccezionale in circostanze di crisi, con una leadership diversa", ha dichiarato a Euronews Health Suerie Moon, co-direttrice del Centro per la salute globale presso il Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra.
Come Trump 2.0 influenzerebbe l'Europa sulla salute
Nel corso di un ipotetico secondo mandato, Moon ritiene che Trump potrebbe cercare di minare i negoziati per un trattato globale sulle pandemie. I colloqui riprenderanno lunedì e i delegati vorrebbero concludere l'accordo entro la fine dell'anno, dopo che l'iter ha già subito ritardi.Anche le iniziative per la salute riproduttiva rischierebbero di essere interrotte con Trump alla Casa Bianca. A seconda del partito politico di appartenenza, i presidenti degli Stati Uniti tendono infatti ad eliminare o a ripristinare i divieti in capo alle organizzazioni non governative straniere di offrire o pubblicizzare aborti. Pena la perdita dei finanziamenti. Quando è stato capo di Stato, Trump ha ampliato significativamente il divieto e probabilmente si comporterebbe nello stesso modo. L'ultima volta, nel 2017, un fondo guidato dai Paesi Bassi aveva raccolto 260 milioni di euro per i gruppi internazionali che si occupano di salute riproduttiva e che avevano perso denaro a causa delle politiche di Trump.
Related
Ma dato che gli Stati Uniti stanziano normalmente 9,4 miliardi di dollari (8,4 miliardi di euro, dato del 2022), in caso di stop ai finanziamenti "non è mai possibile controbilanciare completamente l'enorme divario", ha dichiarato Lisa Goerlitz, responsabile dell'ufficio di Bruxelles della Deutsche Stiftung Weltbevoelkerung, un gruppo di advocacy tedesco che si occupa di salute sessuale e riproduttiva e di malattie dimenticate. Ma il denaro non è l'unica sfida. Una vittoria di Trump metterebbe infatti alla prova anche l'impegno politico degli europei sul tema della salute globale, e i leader potrebbero non avere la voglia di assumerlo.
"L'impatto di un'altra amministrazione Trump potrebbe essere peggiore dell'ultima volta, e l'Europa potrebbe trovarsi in una posizione meno solida per rispondere", ha osservato Goerlitz. In particolare, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha sostenuto la Strategia per la salute globale dell'UE, adottata sulla scia della pandemia e che ha reso l'UE un sostenitore chiave nei programmi che puntano a rafforzare i sistemi sanitari in Africa.
Tuttavia, all'inizio di quest'anno i leader dell'UE hanno preferito stanziare un miliardo di euro che era stato accantonato per le crisi sanitarie a favore dell'Ucraina. Inoltre, le responsabilità nella nuova Commissione in materia di salute sono state distribuite in capo a più membri: fatto dal quale si può evincere che non si tratterà più di un tema prioritario per l'organismo esecutivo di Bruxelles. Senza dimenticare le polemiche tra governi europei, che potrebbero minare la volontà e la capacità di garantire un coordinamento comune. "La Commissione europea sta cercando di rendere l'Europa leader nella salute globale, ma i Paesi membri non la stanno supportando e ciò rappresenta un ulteriore elemento di tensione", ha spiegato a Euronews Health Muhammad Jawad Noon, medico dell'università di Harvard.
Una presidenza di Kamala Harris potrebbe portare dei cambiamenti
Un'amministrazione Harris probabilmente adotterebbe un approccio alla salute globale simile a quello del presidente Joe Biden. I finanziamenti per i programmi legati alla salute sessuale sono stati aumentati negli ultimi anni, e gli Stati Uniti in caso di vittoria della candidata democratica rimarrebbero probabilmente al tavolo dei negoziati per il trattato globale sulle pandemie.Tuttavia, il sostegno agli sforzi globali contro l'HIV/AIDS potrebbe essere a rischio. Quest'anno, infatti, l'amministrazione Biden ha dichiarato che avrebbe tagliato i fondi per il "piano di emergenza del presidente per l'assistenza all'AIDS (Pepfar)", a cui si attribuisce il merito di aver salvato 25 milioni di vite in Africa negli ultimi 20 anni. Il programma è stato rinnovato per un solo anno, il che evidenzia il legame tra politica interna americana e salute in Paesi terzi.
Related
Indipendentemente da chi entrerà alla Casa Bianca, Moon si aspetta che le priorità europee e statunitensi in materia di salute globale si spostino dagli aiuti allo sviluppo per i Paesi a basso reddito verso la risoluzione di sfide sanitarie comuni, come la preparazione alle pandemie e la resistenza antimicrobica (AMR), nel tentativo di rendere questi temi più interessanti per gli elettori nazionali: "È probabile che l'Europa dia priorità a un maggior numero di questioni che può far valere presso i propri cittadini. Si tratta di temi che dobbiamo affrontare per proteggerci e per contribuire alla salute nel resto del mondo. È una logica molto diversa da quella che ha dominato la salute globale negli ultimi 20 o 30 anni".