Investing.com – Le valutazioni elevate di alcuni titoli e la concentrazione del valore in poche aziende, discorso che riguarda principalmente le big tech Usa, rischiano di far scoppiare una bolla sui mercati azionari. A lanciare l'allarme è la Banca centrale europea che nel suo Financial Stability Review di novembre rileva “un'elevata vulnerabilità della stabilità finanziaria in un contesto di volatilità”, evidenziando i rischi a cui sono esposti i mercati azionari.
“Le valutazioni elevate e la concentrazione del rischio, soprattutto nei mercati azionari, aumentano le probabilità di brusche correzioni”, avvisano da Francoforte.
“Sebbene i mercati finanziari si siano dimostrati finora resistenti, non c'è spazio per l'autocompiacimento. Le vulnerabilità sottostanti rendono i mercati azionari e del credito alle imprese inclini a un'ulteriore volatilità”, si legge nel rapporto che analizza i rischi per il sistema finanzario dell'Eurozona.
L'IA a rischio bolla
In particolare, sottolinea il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, "Questa concentrazione tra poche grandi imprese - in particolare negli Stati Uniti - solleva preoccupazioni sulla possibilità di una bolla dei prezzi degli asset legati all'IA. Inoltre, in un contesto di mercati azionari globali profondamente integrati, evidenzia il rischio di ricadute negative a livello globale, qualora le aspettative sugli utili di queste aziende venissero deluse".
Di conseguenza, aggiunge de Guindos, "è più probabile che le sorprese negative - tra cui un netto peggioramento delle prospettive di crescita economica, improvvisi cambiamenti nelle aspettative di politica monetaria o un'ulteriore escalation dei conflitti geopolitici in corso - possano innescare bruschi cambiamenti nel sentiment degli investitori, con conseguenti ricadute su tutte le classi di attività".
Ad amplificare le dinamiche di mercato avverse, potrebbero poi pensarci "la concentrazione delle esposizioni, i disallineamenti di liquidità e l'elevata leva finanziaria in parti del settore dell'intermediazione finanziaria non bancaria (NBFI)".
A questo, si aggiunge il fatto che “le prospettive per la stabilità finanziaria sono offuscate dall'acuirsi dell'incertezza macrofinanziaria e geopolitica e dall'aumento dell'incertezza sulle politiche commerciali”.
I timori per la crescita debole
A preoccupare gli esperti dell'Eurotower c'è anche la situazione dell'economia reale, zavorrata da elevati costi di finanziamento e deboli prospettive di crescita che “continuano a pesare sui bilanci delle imprese, con le aziende dell'Eurozona che hanno registrato un calo degli utili a causa degli elevati pagamenti di interessi”.
Sebbene l'aumento complessivo dei rischi di credito sia stato finora graduale, per la Bce le piccole e medie imprese e le famiglie a basso reddito potrebbero subire delle tensioni se la crescita dovesse rallentare più di quanto attualmente previsto, il che potrebbe, a sua volta, influire negativamente sulla qualità degli attivi degli intermediari finanziari dell'Eurozona.
Il debito resta un problema per i Paesi dell’Eurozona
Nel frattempo, le vulnerabilità in alcuni Paesi si stanno aggravando. “Nonostante le recenti riduzioni del rapporto debito/PIL – evidenzia il vicepresidente Bce de Guindos -, in diversi Paesi dell'area dell'euro persistono problemi di bilancio, esacerbati da questioni strutturali come la debolezza della crescita potenziale e l'aumento dell'incertezza politica. Sebbene i settori non finanziari appaiano ampiamente resistenti, vi sono preoccupazioni per il rischio di credito per alcune famiglie e imprese dell'area dell'euro, in particolare nel settore immobiliare e tra le famiglie a basso reddito e le piccole e medie imprese, che sarebbero maggiormente colpite in caso di rallentamento della crescita”.
Standard elevati sul credito e regole per il settore NBFI
Per proteggere il sistema finanziario, la Bce suggerisce di mantenere gli attuali requisiti di riserva di capitale e di promuovere misure per i mutuatari che garantiscano standard elevati di prestito.
In conclusione, per la Banca centrale, la crescente presenza sul mercato e l'interconnessione degli intermediari finanziari non bancari richiede un insieme di misure politiche per migliorare la resilienza del settore. “Ciò dovrebbe rafforzare la stabilità finanziaria e integrare gli obiettivi dell'Unione dei mercati dei capitali, che mira a sostenere la produttività e la crescita economica dell'Europa”, spiega la Bce.
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