Di Mauro Speranza
Investing.com – La linea dura di Boris Johnson sulla Brexit che uscirà fuori oggi dalle sue parole potrebbe avere un costo alto per tutta l’Europa, l’Italia compresa.
Il Premier britannico, infatti, oggi terrà il discorso conclusivo della convention dei conservatori e potrebbe presentare un’offerta all’Unione europea difficilmente accettabile da Bruxelles.
Secondo il Telegraph, Johnson potrebbe proporre una “doppia frontiera” con l’Irlanda del Nord che resterebbe nel Mercato Unico fino al 2025 ma che non garantirebbe appieno libera circolazione così come richiesto dalla UE.
Il conto da pagare per l’Italia
Un’uscita disordinata potrebbe costare agli italiani 4 miliardi di euro l’anno, mentre all’Unione europea il conto sarebbe complessivamente di 40,4 miliardi.Le stime sono state pubblicate dall’istituto tedesco Bertelsmann, il quale sottolinea che ancora peggiore sarebbe il costo per gli stessi cittadini inglesi: 57 miliardi l’anno, ovvero 900 euro a testa.“La Brexit potrebbe seriamente danneggiare le fondamenta della più grande zona economica del mondo”, spiega il presidente dell'istituto Aart de Geus “e Bruxelles e Londra devono fare tutto ciò che è in loro potere per arrivare a un accordo”.Secondo il Fondo Monetario Internazionale, inoltre, l'Unione Europea andrebbe incontro a una diminuzione media del Pil di quasi l’1,5%, con particolare impatto per l’Irlanda (che perderebbe il 4%) e con conseguenze anche per l’Italia, con un calo dello 0,5%.Il settore alimentare
La Gran Bretagna resta uno dei paesi verso il quale l’Italia esporta maggiormente e un’uscita senza accordo potrebbe portare all’imposizione di dazi fino al 35% su merci fondamentali, a cui si aggiungerebbe l’allungamento dei tempi di sdoganamento che potrebbe incidere sui prodotti freschi.
Tra le sfide maggiori c’è quello del settore agroalimentare, vini e bevande alcoliche, in quanto dal 2012 al 2017 il nostro export agrifood ha esportato verso la Gran Bretagna il 7,8% del suo totale.
Per quanto riguarda i vini e le bevande, i britannici attraggono il 12,2% dell’export italiano complessivo del settore, per un totale di 1,1 miliardi di dollari nel 2017. Anche per questo settore, il rischio concreto è rappresentato da dazi fino al 32%, colpendo, ad esempio, il prosecco, molto richiesto nel paese, col rischio di essere sostituito da prodotti di altri paesi come gli USA e il Sud America.
L’allarme del settore auto
Il settore automobilistico potrebbe subire danni ingenti da una Hard Brexit. Per questo motivo, 23 associazioni di settore hanno lanciato un appello comune contro l’ipotesi di un’uscita senza accordo e tra questi c’è anche l’italiana ANFIA.
Tra le possibili conseguenze, il rischio di tariffe doganali per un valore di 5,7 miliardi di euro complessivi che potrebbe avere un effetto sui costi e quindi ripercuotersi verso i consumatori.
“Il Regno Unito è il terzo mercato di destinazione per l’Italia di parti e componenti di veicoli a motore e il quarto per quanto riguarda le auto”, spiega Gianmarco Giorda, direttore dell’ANFIA. “L'adozione di tariffe doganali così come lunghe procedure, con la conseguenza di prezzi più elevati, non potrebbero che avere un effetto devastante per l'industria automobilistica, sia italiana che britannica”, aggiunge Giorda.