Di Alessandro Albano
Investing.com - L’inflazione core è ostinatamente alta, per questo la Bce non ha altra scelta che continuare ad alzare i tassi di interesse.
Sono le parole di Boris Vujcic, membro del consiglio direttivo della banca di Francoforte, che in un'intervista rilasciata al giornale sloveno Delo ha affermato che il percorso restrittivo sui tassi resterà "fino a quando non vedremo un cambiamento nella tendenza".
Il banchiere ha poi riconosciuto che la riduzione dell’inflazione "comporta sempre dei costi legati a tassi di interesse più elevati”, ma i costi saranno inferiori "se operiamo ora con decisione".
In caso contrario, ha sottolineato Vujcic, "i tassi dovranno rimanere più alti per più tempo”.
Dichiarazioni che confermano le previsioni del mercato sulle prossime mosse della Bce nel meeting di maggio, quando è atteso un nuovo rialzo dei tassi, mentre il mercato degli swap ne prevede altri due tra giugno e settembre.
Dall'asset manager svizzero Mirabaud AM, fanno notare però che "sebbene dalle ultime dichiarazioni della Bce sembri che si stia andando verso un ulteriore rialzo dei tassi di 50 punti base, la ripresa economica sta dando i primi segnali di incrinature".
A febbraio, scrive Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud, "le vendite al dettaglio sono scese di quasi l'1% sul mese, con una riduzione dei dati aggregati dei primi due mesi dell’1,6% rispetto ai dati equivalenti del quarto trimestre. In effetti, la domanda interna e le vendite al dettaglio proseguono la tendenza al ribasso iniziata all'inizio dello scorso anno, con un'inflazione elevata che ha intaccato il potere d'acquisto delle famiglie, mentre la fiducia dei consumatori rimane particolarmente debole. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, la fiducia dei consumatori è aumentata rispetto allo scorso anno, ma rimane a livelli bassi".
"Sebbene l'inflazione sembri aver raggiunto il suo picco, prevediamo un ulteriore calo dell'inflazione complessiva. Per quanto riguarda l'attività industriale, i dati di febbraio suggeriscono un rimbalzo solido. Anche escludendo la produzione industriale irlandese, che ha fatto da protagonista registrando dati forti, dall'inizio dell'anno la produzione industriale dell'Eurozona è aumentata di circa il 3,5% su base annua", aggiunge l'economista.
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