A partire dal primo gennaio del 2024 entreranno a far parte dei Brics altre sei economie. Oltre a Brasile, Cina, India, Russia e Sud Africa, si aggiungeranno Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran, per dar vita un gruppo di economie estremamente eterogenee tra loro, ma sicuramente significative nel quadro mondiale degli scambi di alcune categorie merceologiche, quali minerali e prodotti agro-alimentari.
Già nel 2022, secondo i dati raccolti da Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) International Research, gli scambi dei Brics rappresentavano almeno il 21% del commercio globale.
I dati relativi agli scambi nel 2022, sebbene siano mirror data per Arabia Saudita, EAU, Iran, Etiopia e Russia, quindi sottostimati, evidenziano un incremento tendenziale del valore espresso in dollari del 3,3% sul 2021, arrivando a circa 10.393 miliardi di dollari. A trainare l’aumento è la dinamica delle esportazioni, in crescita del 5,3% rispetto all’anno precedente (5.793 miliardi di dollari), mentre le importazioni hanno registrato una variazione positiva contenuta dello 0,8% anno su anno a 4.600 miliardi di dollari.
La Cina è il paese più rilevante con circa il 61% dei tutti gli scambi BRICS+ nel 2022, segue l’India con oltre l’11%, la Russia con il 7% ed il Brasile con il 6%. Tra le nuove economie che entreranno il prossimo anno, spiccano gli EAU con il 4,7% e l’Arabia Saudita con il 4,5%. A livello mondiale nel 2022 gli scambi cinesi hanno rappresentato il 12,7% del totale, segue l’India con il 2,4% e la Russia con l’1,5%. Brasile, EAU e Arabia Saudita si attestano attorno all’1%.
La maggior parte degli scambi dei BRICS+ è avvenuto nel 2022 con i paesi asiatici, sebbene le quote possano essere variate dalla presenza di mirror data. L’Asia ha fornito circa il 59% dell’import ed ha acquistato oltre il 49% dell’export, in netto aumento in entrambe le direzioni rispetto al 2017. L’Europa ha ridotto negli anni il proprio peso nell’import (20,5% dal 23%), mentre è aumentata la sua importanza come mercato di destinazione (24% da 22%). Poco variate le quote di Americhe e Africa.
Il dettaglio merceologico delle importazioni dei BRICS+ evidenzia l’importanza di macchinari e minerali, la cui quota complessiva ha sfiorato il 50% del totale importato nel 2022. Seguono i prodotti chimici, l’agro-alimentare ed i metalli. È determinante il peso sulla domanda mondiale di queste economie: oltre un quarto dell’import di minerali era originato dai BRICS+, il 19% dei macchinari, il 17% dei prodotti chimici e dell’agro-alimentare, il 16% dei metalli.
Gli stessi comparti caratterizzano anche le esportazioni, con pesi ancor più significativi a livello mondiale. L’export di macchinari ha sfiorato il 25% del totale mondiale, ha superato il quarto anche nei minerali mentre è stato del 26% per i metalli. I BRICS+ hanno fornito circa il 19% di tutto l’agro-alimentare ed il 16% dei prodotti chimici.
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Il rapporto con l'Italia
Anche per il nostro Paese i Brics rappresentano un partner fondamentale. L’Italia, infatti, nel 2022 ha scambiato con queste economie circa 168 miliardi di euro (+31% rispetto al 2021). Le importazioni, in aumento del 46%, hanno superato i 117 miliardi di euro, trainate dall’andamento delle quotazioni delle materie prime. Le esportazioni hanno sfiorato i 51 miliardi di euro (+6%), il deficit ha raggiunto 66,5 miliardi di euro.
Il ruolo del leone è giocato da Pechino: nel 2022 l’8,8% dell’import italiano proveniva dalla Cina ed era destinato a questo mercato il 2,6% dell’export. Seguono la Russia, rispettivamente con il 4,1% dell’import e lo 0,9% delle esportazioni, l’India (1,5% e 0,8%), l’Arabia Saudita (1,1% e 0,7%), il Brasile (0,9% e 0,8%) e l’Egitto (0,5% e 0,6%).
Le importazioni italiane sono costituite per oltre il 23% da prodotti minerari, per il 13% da metalli, per l’8,5% dal tessile e abbigliamento e dai prodotti chimici, mentre elemento cardine dell’export rimangono i macchinari meccanici con quasi il 26%. Segue il settore Moda (12%), la chimica (9%), i manufatti vari (rappresentati in prevalenza da prodotti dell’oreficeria e gioielleria, come da arredamento e mobili) e mezzi di trasporto (entrambi con circa l’8%).