Di Geoffrey Smith
Investing.com – Secondo la leggenda, il Re Dionisio di Siracusa, stanco dell’adulazione del suo cortigiano Damocle, legò una spada ad un crine di cavallo e la lasciò pendere sulla testa di Damocle, per insegnargli la precarietà dei privilegi, del potere e della ricchezza.
Oggi, gli investitori in asset cinesi stanno imparando la stessa lezione dal governo di Pechino e dalla People’s Bank of China, e la spada che pende sulle loro teste porta il nome di “Evergrande (HK:3333)”.
Come Dionisio, il Presidente Xi Jinping sta cercando di dare una lezione a qualcuno. In questo caso, la lezione è che i giorni dei prestiti folli e insostenibili che hanno sostenuto per un decennio i dati sulla crescita cinese alquanto sospetti sono finiti. Secondo il Professor Adam Tooze della Columbia University, è per questo che China Evergrande Group difficilmente passerà alla storia come la “Lehman Brothers della Cina”.
“A differenza della disastrosa reazione a catena di Lehman, si tratta di una demolizione controllata, deliberatamente innescata dal regime”, ha spiegato Tooze in un post la scorsa settimana. “Pechino sta facendo ciò che i critici gli stanno chiedendo di fare da un po’: sgonfiare la bolla immobiliare. È ciò che l’Occidente non ha fatto nel 2007-2008".
Che la bolla debba sgonfiarsi è fuor di dubbio. Secondo i dati della E-House China Enterprise Holdings, i prezzi medi delle case a Shenzhen sono oltre 43 volte il reddito medio, mentre a Pechino il dato è di oltre 41 volte. Per fare un paragone, New York e Londra, mercati immobiliari fuori dalla realtà, hanno multipli di 10 e 15.
La domanda è: come sgonfiare una bolla di tali dimensioni senza far crollare l’intera economia? Le vendite del settore immobiliare rappresentano un terzo delle entrate del governo locale. Gli investimenti annuali nel settore immobiliare sono due volte maggiori in termini assoluti rispetto agli USA, e la quota del PIL è di quasi tre volte – il 13%, contro meno del 5% negli USA (secondo i dati del Dipartimento per il Commercio del 2018). L'intero settore rappresenta un sesto dei posti di lavoro nelle città più popolate della Cina.
Anche nello scenario più positivo, in cui le autorità utilizzano la loro leva su un sistema finanziario interno controllato dallo Stato per condividere il fardello dei 309 miliardi di debiti di Evergrande, la realtà è che non tutti verranno pagati. Visto il desiderio naturale di Pechino di assicurarsi che chi ha pagato una casa in anticipo la riceva, sembra probabile che i creditori finanziari – possessori di bond e altri creditori – subiranno le perdite maggiori.
Una questione più incerta è quanto Pechino vorrà imporre agli investitori individuali che hanno acquistato prodotti ad alto rendimento e prodotti poco regolamentati di “wealth management” dall’azienda. La popolarità di questi strumenti nel paese vuol dire che un forte taglio potrebbe innescare il panico tra gli investitori retail.
Vista l’entità delle perdite, la varietà di creditori, l’importanza delle vendite di terreni per i bilanci dei governi locali (soprattutto nelle città cinesi tier 2 e tier 3 dove Evergrande è stato il maggior acquirente), il rischio è che anche una risoluzione consensuale del debito possa avere delle conseguenze indesiderate. In altre parole, anche se la lezione verrà assimilata nel modo in cui Pechino vuole, le autorità faticheranno a contenere i danni.
“Per tre decenni, le banche cinesi hanno fatto prestiti basati sul presupposto che i grandi mutuatari sarebbero stati salvati”, ha scritto la settimana scorsa Michael Pettis, professore di finanza alla Guanghua School of Management della Peking University. “Cancellare il presupposto del rischio morale significherebbe cancellare le basi strutturali dei mercati del credito del paese”.
Ciò vuol dire tassi d’interesse più alti e una domanda più debole dalla fonte di crescita più importante a livello sistemico nell’ultimo decennio, fino a che non verranno chiarite e stabilite le nuove regole del gioco: chi avrà accesso al credito? E quale garanzia di rimborso ci sarà? E potrebbero volerci mesi, o addirittura anni.
Evergrande non è l’unico gruppo immobiliare in difficoltà e le risorse del governo non sono infinite. Sarà inevitabile un grande rallentamento, con tutto ciò che questo implica in termini di stabilità interna e per l’economia mondiale che vive della domanda cinese di materie prime.