Di Alessandro Albano
Investing.com - Jens Weidmann non sarà più il presidente della Bundesbank a partire dal prossimo 31 dicembre, dopo aver chiesto le dimissioni al presidente federale Frank-Walter Steinmeier nella giornata odierna. Weidmann, il funzionario più longevo del Consiglio Direttivo Bce e tra i più "falchi", lascerà la banca centrale tedesca per motivi personali: "Più di 10 anni sono un tempo giusto per voltare pagina, per la Bundesbank e anche per me", ha scritto Weidmann in una lettera al personale.
Nelle parole di ringraziamento allo staff, il banchiere molto apprezzato dalla Cancelliera uscente Angela Merkel ha scritto che "la crisi finanziaria, la crisi del debito sovrano e, più recentemente, la pandemia hanno portato a decisioni nella politica e nella politica monetaria che avranno effetti duraturi", riaffermando l'importanza della "voce chiara e orientata alla stabilità della Bundesbank".
Nella lettera, Weidmann trova spazio per i colleghi della banca centrale europea anche "sotto la guida di Christine Lagarde", per l'atmosfera "aperta e costruttiva nelle discussioni a volte difficili degli ultimi anni", sottolinea il ruolo di "stabilizzatore" della politica monetaria durante la pandemia, e ribadisce la conclusione della revisione della strategia come "una pietra miliare importante nella politica monetaria europea".
Weidmann, tuttavia, esce dai radar in un momento cruciale per Francoforte, divisa tra le politiche accomodanti e un'inflazione ormai evidente in molti segmenti dell'economia. Il meeting più importante del 2021, quello di dicembre in cui il board della banca discuterà del programma Pepp da 1.850 miliardi, vedrà ancor la partecipazione del numero uno della Bundesbank, il quale potrebbe dare un ultimo decisivo input alla futura politica monetaria europea.
"È stato concordato un obiettivo di inflazione simmetrico e più chiaro", ha continuato Weidmann nella lettera. "Occorre prestare maggiore attenzione agli effetti collaterali e in particolare ai rischi per la stabilità finanziaria. È stato rifiutato un superamento mirato del tasso di inflazione".
Secondo il governatore uscente, il futuro "dipende da come questa strategia verrà vissuta attraverso concrete decisioni di politica monetaria". "In questo contesto sarà fondamentale", afferma Weidmann, "non guardare unilateralmente ai rischi deflazionistici, ma nemmeno perdere di vista i potenziali pericoli inflazionistici".
Una politica monetaria orientata alla stabilità, si legge nel monito del banchiere, "sarà possibile solo a lungo termine se il quadro normativo dell'Unione monetaria continua a garantire l'unità di azione e responsabilità", e se la politica monetaria "rispetterà il suo mandato e non si impiccerà nella politica fiscale o nei mercati finanziari".
In una frase che suona come una sorta di testamento contro i massicci programmi di quantitative easing messi in piedi dalla Bce dopo la crisi finanziaria, il 'non-interventismo' resta "una mia ferma convinzione personale, così come la grande importanza dell'indipendenza della politica monetaria".