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La FED spingerà l'economia americana sull'orlo di una recessione - UBP

Pubblicato 22.07.2022, 11:03
© Reuters

Di Alessandro Albano 

Investing.com - Il dilemma della banche centrali è principalmente uno: riportare l'inflazione al 2% senza provocare una crisi economica a due anni dal Covid. Il "soft-landing", tuttavia, è tutt'altro che semplice da realizzare, e la parola recessione sta entrando sempre di più nei vari discorsi dei banchieri centrali. 

In un'analisi, Norman Villamin, Chief Investment Officer (Wealth Management) di Union Bancaire Privée, spiega che "le priorità politiche e monetarie della lotta all'inflazione hanno obbligato la Fed a fissare un obiettivo di crescita inferiore al suo effettivo potenziale per diversi trimestri, per portare l'inflazione più vicina al 2% e per riequilibrare il mercato del lavoro, che secondo il FOMC è troppo rigido".

In termini di slancio della crescita, questo significa che l'attività "dovrebbe rallentare significativamente nel secondo trimestre del 2022", con la domanda interna che deve scendere "al di sotto di un trend del 2%" per diversi trimestri per alleviare le pressioni inflazionistiche del ciclo USA.

Di conseguenza, spiega il CIO, i consumi e il settore immobiliare dovrebbero subire "un rallentamento più pronunciato nella seconda metà dell'anno", dato che la politica della Fed sarà "notevolmente più restrittiva", aggiungendo vincoli monetari alle pressioni al ribasso "già esistenti sui redditi netti a causa dell'inflazione elevata".

Come conseguenza del calo della domanda, le imprese modereranno la spesa per investimenti e ridurranno la domanda di lavoro. Lo scenario della Fed prevede che il tasso di disoccupazione risalga al 4% entro la fine del prossimo anno, ma esistono rischi di rialzo.

"Raffreddare l’economia attraverso forti aumenti dei tassi d'interesse e una riduzione del bilancio sembra particolarmente impegnativo per la Fed", afferma Villani nella sua analisi, con Powell stesso che ha riconosciuto il problema durante la sua ultima testimonianza al Congresso.

In questo contesto, secondo il manager, "i rischi di recessione stanno aumentando rapidamente e sembrano significativi come nell'Eurozona, ma più a causa dell'azione della Fed che per la guerra in Europa. La crescita dovrebbe mostrare un hard landing dal 5,7% realizzato nel 2021 al 2% nel 2022 e ad appena l'1% nel 2023".

Per UBP, i rischi di ribasso sulla crescita del PIL dovrebbero concretizzarsi "a partire dal terzo trimestre 2022 e nel periodo compreso tra il quarto trimestre del 2022 e il secondo trimestre del 2023", con una recessione tecnica che "si manifesterà intorno al primo trimestre del 2023, dato che la domanda interna probabilmente si contrarrà in questo periodo".

Inoltre, sottolinea Villamin, non ci si aspetta "alcun nuovo sostegno dalle politiche di bilancio, se non qualche possibile alleggerimento; è inoltre prematuro scommettere su qualsiasi cambiamento nella retorica della Fed finché l'inflazione non avrà dato un chiaro segnale di picco e i tassi di riferimento non sembreranno essere al di sopra del loro punto neutro".

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